Interviene con una nota il laboratorio politico MessinAccomuna, di cui fanno parte anche ex amministratori, con alcune considerazioni sullo scempio di Largo Avignone sottolineandone il “significato politico” di quello che potrebbe essere definito un “sacco edilizio”.
“Con la nuova amministrazione – scrivono – la politica urbanistica passa dalla tutela del suolo e della città al libero spazio per i progetti speculativi.
In barba alla sbandierata (quanto ipotetica) ostilità tra lobby e amministrazione, chi fa speculazioni edilizie si è avvantaggiato dell’azione amministrativa della Giunta De Luca che, in materia urbanistica, si esplica in tre mosse sotto gli occhi della città:
1. La variante di salvaguardia a tutela del territorio viene dichiarata “inutile”, malgrado il ricordo ancora vivo delle ripetute tragedie dell’Annunziata e di Giampilieri, malgrado una inequivocabile delibera di Consiglio del 2011, malgrado un piano di intervento considerato in Italia di avanguardia e scientificamente ineccepibile.
2. Dopo un anno la discussione sulle “linee-guida” del PRG, esitate dalla precedente amministrazione, è ferma, bloccata, paralizzata, senza che si sia ricevuto alcun input, senza che si abbia notizia di alcuna seria attività dell’amministrazione in materia di programmazione urbanistica.
3. Nel frattempo uno scempio che era stato bloccato da una azione seria e coerente della precedente amministrazione si realizza nel silenzio (o con una silente complicità) dell’amministrazione attuale.
Brevemente i fatti che riguardano questa operazione che sa di “sacco edilizio”.
Il 27/7/2012 veniva presentato il progetto di un edificio di 20 piani che prevedeva la demolizione degli edifici settecenteschi di largo Avignone. Scaduti i termini, il progetto poteva essere considerato approvato per “silenzio-assenso”. A febbraio 2013, tuttavia, gli uffici inviavano preavviso di diniego alla ditta che lo impugnava al TAR (incredibilmente, il Comune non si costituiva), il 3/6/2013 il TAR concedeva la sospensiva, accogliendo poi il ricorso della ditta con la sentenza di merito, depositata Il 20/11/2014. La concessione, però (per la quale è da valutare il pagamento degli oneri), ha durata triennale ed è dunque certamente scaduta a novembre 2017, né la precedente amministrazione l’aveva rinnovata. Anzi, proprio per questo aveva bloccato un precedente tentativo (gennaio 2018) di abbattimento delle vestigia settecentesche, minacciate da un avvio lavori non autorizzato. Cambia l’amministrazione e due giorni fa l’obiettivo dei costruttori viene raggiunto.
Ora ci chiediamo: cosa è successo negli uffici competenti in questo ultimo anno?”