Come Giuda

di Fra Giuseppe Maggiore – Quando settimane fa ho visto Salvini baciare il crocifisso, ho collegato subito quell’immagine con un’altra molto più famosa: il bacio di Giuda dipinto da maestri come Giotto o Caravaggio, assumendone lo stesso significato.

Non voglio soffermarmi assolutamente sul motivo del tradimento di Giuda dove pareri discordanti hanno riempito pagine e pagine di un’infinità di libri e hanno scomodato biblisti, storici, persino poeti compreso Dante che colloca l’Iscariota nella parte più profonda dell’inferno insieme a Bruto e Cassio nel canto dell’Inferno al cap. XXXIV, 61-63: “Quell’anima là sù c’ha maggior pena, / – disse ’l maestro – è Giuda Scariotto, / che ’l capo ha dentro e fuor le gambe mena”.

Certo è che Giuda aveva la fiducia del Maestro che gli aveva affidato la cassa forse a discapito di Matteo che svolgeva proprio il compito di esattore delle tasse, quindi aveva una certa praticità con il denaro.

Giuda voleva utilizzare ciò che Gesù faceva ed era per arrivare al potere e scacciare i romani, gli stranieri che sfruttavano il popolo di Israele: non gli importava nulla degli storpi, dei ciechi, dei morti resuscitati… dei poveri. Anche se nel Vangelo di Giovanni, assistiamo ad un rimprovero che lo stesso Giuda rivolge a Gesù, perchè permette ad una donna di versare olio profumato di nardo autentico che costava tantissimo, sui suoi piedi, asciugandoli poi con i suoi capelli. I vangeli dicono che i presenti si indignarono, anzi si scandalizzarono e non solo per lo spreco di quell’olio ma anche per il gesto della donna che sciogliendo i propri capelli e baciandogli i piedi compì un gesto che creò grande imbarazzo tra i “pii devoti” che magari erano più maliziosi dei vecchi che condannarono la casta Susanna.

Ma ritorniamo al nostro Giuda. Egli non si preoccupò tanto del gesto che ancora oggi ai nostri occhi sarebbe stato considerato privo di pudore, che la donna stava compiendo, ma si sofferma sul denaro speso per quel profumo, annotando che sarebbe stato opportuno devolvere quella notevole somma per i poveri. Pensate che con duecento denari si poteva sfamare una folla di circa cinquemila persone!

Il testo Sacro ci dice che: “Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro.” Certo non erano mica 49milioni ma erano pur un buon gruzzoletto!

Giuda trascura che quella donna appartiene alla categoria “poveri”. Il punto però non è neppure questo, Giuda ha solo un obbiettivo: consegnare il Maestro non per farlo uccidere ma per incoronarlo Re, così che lui potesse governare…

Lui dice di amare Cristo, ma in fondo lo sta strumentalizzando così come strumentalizza i poveri, i suoi compagni di partito: mangia e beve con loro ma fa il suo percorso per raggiungere il potere. Tuttavia viene fermato da altri avvoltoi che non vogliono dividere le sorti del Paese con un ciarlatano, con uno che si vende facilmente per una poltrona. Sappiamo com’è andata a finire.

Chi divide, chi bacia per tradire, la Bibbia lo definisce Satana. Noi non stiamo qui a giudicare nessuno, ma certamente qualche riflessione viene spontanea.

Il celebre gesto del bacio che Giuda compie è divenuto un emblema del tradimento, e Gesù, secondo il Vangelo di Luca, reagisce tristemente: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?» (22,48). Matteo, invece, registra solo una reazione secca da parte di Cristo. «Per questo sei qui!»

Alla base del tradimento c’è sempre la cupidigia del denaro, la sete di potere e come Giuda non ha saputo cogliere lo sguardo di Gesù anche oggi l’uomo, scansando lo sguardo dei tanti volti di Cristo presente negli emarginati, negli ultimi, continua a tradirlo magari con un bacio incurante di uomini, donne e bambini che trovano cuori induriti grazie alla politica odierna.

Il Vangelo è chiaro sull’accoglienza, sulla solidarietà, sull’amore al nemico e al prossimo. Continuare a baciare rosari e crocifissi è continuare a prolungare il bacio di Giuda.

Rosario Livatino amava dire che quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili. Questo è ciò che dobbiamo essere… credibili e profondamente umani. 

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