La nuova indagine è stata aperta dalla procura di Messina: sotto inchiesta Carmelo Petralia e Anna Maria Palma. La notizia dell’inchiesta è emersa perché alle persone sottoposte a indagini e alle parti lese la Procura ha notificato l’esecuzione di accertamenti tecnici irripetibili. Dopo 27 anni, infatti, su via d’Amelio spuntano 19 supporti magnetici contenenti registrazioni prodotte con vecchie strumentazioni dell’epoca.
I magistrati indagati rispondono di concorso in calunnia, aggravato dall’avere favorito cosa nostra. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo di Messina Maurizio De Lucia (nella foto), perché l’ufficio inquirente della città dello Stretto è competente quando sono coinvolti nelle vicende giudiziarie magistrati in servizio a Catania. Come appunto Petralia.
Negli atti che i pm di Caltanissetta hanno inviato ai colleghi messinesi si fa riferimento alla sentenza del processo Borsellino quater. Nelle motivazioni dell’ultimo verdetto della strage i giudici della corte d’assise parlavano di depistaggio delle indagini sull’attentato al magistrato. Ed è proprio indagando su quel depistaggio che i pm di Caltanissetta hanno chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di tre poliziotti: Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. I tre facevano parte del pool che indagò sulla strage e che sono attualmente a processo.
L’avviso di accertamento della Procura di Messina è stato notificato ai magistrati indagati per calunnia aggravata ma anche alle parti offese, cioè Gaetano Murana, Giuseppe La Mattina e Cosimo Vernengo, ingiustamente accusati nei primi processi. Oltre a Gaetano Scotto, Giuseppe Urso, Natale Gambino.