di Palmira Mancuso – In questo due giugno messinese, di pioggia e Madonnina tricolore, vengono in mente le parole di Leonardo Sciascia, riportate alla luce dall’Associazione Amici dello scrittore, che colpiscono profondamente visti gli ultimi scoloriti dibattiti sulla Festa della Repubblica. A memoria non si era mai assistito al costante monito ai valori democratici da parte di un Presidente della Repubblica ai rappresentanti del Governo. E nemmeno alla spocchiosa superficialità con cui un ministro dell’interno fa spallucce e ai giornalisti presenta l’ultima fidanzata, rispondendo con la battuta “ci vogliamo bene, benissimo” che non si capisce si riferisca a Mattarella o alla nuova fiamma del tutore della moralità degli altri.
Ecco le parole di Sciascia sono amare, ma il suo realismo così scomodo anche per i comunisti del suo tempo, non può che essere moderno, attuale tanto da rimanere anche adesso ai margini di un dibattito che resta alla stregua degli “imbecilli” di Eco, senza praticabilità nemmeno in politica dove la visione resta appannaggio di una elitè che basta solo a se stessa.
Oggi queste sono le parole che mancano. Non producono “like”. Noi le pubblichiamo perchè sentiamo ancora il dovere e la necessità di leggere il presente. Le pubblichiamo perchè qualcuno possa “rompere le uova nel paniere, se si vuol dirla con linguaggio e immagine più quotidiana, prima che ci preparino la letale frittata”. (L.S. Notizie radicali, 11 maggio 1979).
“Lo Stato per me è la Costituzione; e la Costituzione non esiste più. Non esiste più nel senso tecnico, anche. Ho sempre pensato che la Costituzione si fosse dissolta, ma proprio in questi giorni ho letto un libro scritto da un tecnico e pubblicato da una casa editrice tecnica purtroppo, perché questo è un libro che bisognerebbe che tutti gli italiani lo leggessero: “La Costituzione di carta”, di Mariano D’Antonio, pubblicato da Giuffré: una casa editrice specializzata in pubblicazioni giuridiche, in cui tecnicamente viene detto che la Costituzione della Repubblica italiana praticamente non esiste più. Secondo la tesi centrale di questo giurista la Costituzione si è dissolta, perché siamo entrati in una fase pre-Montesquieu: i tre poteri che dovrebbero restare indipendenti, si sono riunificati nella partitocrazia. Praticamente i partiti fanno le leggi, le fanno eseguire, le fanno giudicare. Quando c’è questo, la democrazia non c’è più”.
(Sciascia in un’intervista televisiva rilasciata nel 1978)