Di Clarissa Comunale – “L’attore è colui che per essere se stesso è qualcun altro, poi un altro ed un altro ancora fino alla morte di ognuno di essi”. È la storia di Danilo Arena, catanese, classe ’94, un tripudio di folti e scuri ricci, un mix di tratti meridionali e orientali, che sta inseguendo il suo più grande sogno: la recitazione.
Un curriculum già importante per le esperienze fatte tra piccolo e grande schermo: Death Rising, To be the first, Il pescatore di Kalkan, Librino Express. Approda a mamma Rai con la serie Che Dio ci aiuti 4 e, soprattutto, con il film Prima che la notte, il racconto del giornalista catanese Pippo Fava che ha lottato per la verità.
La sua arte, che si completa con il ballo ed il canto, è passione, futuro e voglia di riscatto. Da Catania approda a Roma, non volendo prendere quel volo di ritorno di un anno fa e decidendo di lasciare la Sicilia per impegnarsi totalmente alla sua professione di attore:
Cosa porti con te dalla Sicilia?
“Purtroppo dalla mia terra non mi porto nulla, la Sicilia è un amore velenoso, qui lascio i ricordi, qui mi viene distrutto tutto e mi autodistruggo. Le uniche mie speranze da sempre sono Dio, mia madre e mio padre, affinché mi proteggano quando sono a Roma”.
Cosa trovi a Roma?
“Non ho nulla quando sono a casa, quella casa che è ormai Roma. La clessidra andrà avanti lo stesso e porterà con sé i giorni, i mesi e gli anni. Non trovo nulla a Roma se non l’accettazione che quella è la base ed il posto in cui Dio attualmente vuole che agisca per compiere la missione che mi ha affidato. Io vorrei essere un ragazzo migliore, vorrei tanto essere libero, invece sono schiavo del mio amore, che è la mia arte, che è la mia stessa vita. Non aver preso l’aereo di ritorno in quell’umido giugno di un anno fa fu l’inizio di un nuovo viaggio, ma questa è un’altra storia che spero un giorno di poterTi raccontare”.
A quale identità ti sei maggiormente riconosciuto tra tutti i ruoli che hai interpretato? Un attore può rischiare la perdita di se stesso?
“Mi sono riconosciuto in mio padre o in passanti, in conoscenti o uomini e donne immaginari che la mia mente ed il mio cuore partorivano e purtroppo non credo di potermi permettere il lusso di essere me stesso, altrimenti quale assurda ripetizione porterei in scena. Io sono e sarò per tutta la vita i personaggi che interpreterò”.
Qual è il tuo modello?
“Al Pacino, sul quale, non ho da aggiungere nient’altro”.
Hai mai recitato a Messina? Ti piacerebbe in futuro poter girare un Tuo film sullo Stretto?
“Ho fatto dell’arte nel messinese, precisamente a Furci Siculo, partecipando, per due anni consecutivi, all’evento “La notte delle Stelle” di Alessandro Olivato, in occasione del quale ho ballato. Sarebbe certamente stupendo girare un film a Messina”.
Prossimi progetti?
“Ci sono molte cose importanti in ballo, tra cui un cortometraggio che mi vedrà protagonista su cui, però, al momento non posso svelare nulla”.
Dove e come ti vedi tra dieci anni?
“Con un David di Donatello in mano, così come una volta mi disse la mia amica Francesca Santangelo che oggi firma le foto per questa intervista”.
Qui il link dello showreel di Danilo Arena – Io sono un Attore
ph. Francesca Santangelo