Accogliere una bara contenete il corpo di un giovane di 29 anni il giorno di Natale è un’esperienza da non vivere. È successo il 25 dicembre 1962 a Piraino, quando la bara con il corpo del carabiniere Carmelo Natoli Scialli, ucciso in un conflitto a fuoco mentre prestava servizio nella stazione di Orgosolo, in Sardegna, rientrò nel piccolo comune in provincia di Messina, dove lo aspettava tra le lacrime i famigliari assieme la fidanzata.
Carmelo Natoli Scialli, medaglia d’argento al valore militare, è morto durante un appostamento: in caserma era arrivata un’informativa nella quale si diceva che alcuni banditi stavano preparando una rapina nelle campagne di Urgurui. Negli anni del banditismo, i conflitti a fuoco erano all’ordine del giorno.
Cinquantasei anni dopo Basilia Scaffidi Lallaro, oggi 85enne e residente a Genova, promessa sposa del carabiniere, è arrivata a Orgosolo per chiudere il cerchio con quella tragedia che la vita le ha riservato negli anni della sua giovinezza: deporre un mazzo di fiori nel punto in cui l’amato aveva perso la vita. Un dramma che la donna non è mai riuscita a lasciarsi alle spalle, nonostante un successivo e felice matrimonio e la nascita della figlia Antonella, che l’ha accompagnata in questo viaggio in Sardegna.
“Ci amavamo tanto fin da quando eravamo ragazzini, aspettavamo il compimento dei 30 anni per sposarci – racconta all’ANSA – ma il destino ha deciso altro per noi. Dentro di me è rimasto il vuoto incolmabile e il peso di quella tragedia che mi ha segnato per sempre. Prima che la salute mi abbandoni sono voluta venire a Orgosolo con mia figlia per immergermi nel luogo dove Carmine ha passato le ultime ore di vita, per sentire l’aria che lui ha respirato prima di morire e per deporre un mazzo di fiori nel punto in cui ha versato il suo sangue. Ora mi sento in pace con me stessa, mi sono liberata di un peso”.