Teatro Clan Off: “Ogni bellissima cosa”, o della ricerca della felicità perduta

Di Clarissa Comunale – Non abbiamo altro tempo, altro spazio se non quello che attraversiamo nella nostra unica vita, atto irripetibile che scorre veloce che, dall’infanzia fino alla maturità e alla vecchiaia, cerchiamo di sfruttare fino in fondo. Tuttavia, trascorriamo molto di quel tempo e di quello spazio inutilmente, senza badare alle cose belle che ogni giorno ci attraversano. È un elenco infinito di luoghi, azioni, cose, persone, eventi quello di Carlo De Ruggeri nell’intenso e delicato testo di Duncan Macmillan, scritto con Jonny Donahoe, tradotto e diretto da Monica Nappo, in Ogni bellissima cosa, prodotto da Nutrimenti Terresti, andato in scena al Teatro Clan Off per la stagione teatrale “R-esistenze”.
Prima regola spegnere i cellulari. Nella pièce interattiva Ruggeri lascia pescare agli spettatori brandelli di quella lista iniziata alla tenera età di 7 anni. Uno scatolone di cose semplici e piccole, a cominciare dal gelato, fino ai gavettoni, poi a vedere la gente che cade o il colore giallo, con l’obiettivo di arrivare a quota 100, poi 200 e così via. L’esperienza della morte del cane Narcolessi e la profonda depressione della madre, con costanti tentativi di suicidio, spingono Carlo alla ricerca della bellezza della vita, di quella vita ricercata e vissuta nel quotidiano, tra le mura di casa, per strada, in macchina, ascoltando la musica, parlando con gli amici, amando una donna, leggendo un libro, guardando il cielo.
Carlo ci riporta al mistero della vita, ove non tutto può essere perfettamente spiegabile, e la fantasia diventa quel grande maestro capace di guidarci anche nei momenti bui. La musica, con il suo linguaggio universale, scandisce ogni momento importante: il jazz, il blues, la voce di Ray Charles o di Nina Simone, gli assoli di batteria con i campanacci, le canzoni al piano.
E nonostante le battute d’arresto nella compilazione della lista e le repentine riprese, nel marasma del suicidio della madre e della fine del matrimonio con Silvia, ancora la vita ritorna ad essere l’unica cosa davvero contagiosa. Riprende allora la scrittura, che diventa plurale, esperimento di integrazione e di relazione, anelando ad una vita migliore. L’età adulta, così difficile e piena di insidie, non deve smarrire la leggerezza e l’ironia fanciullesca che è profumo di felicità, quell’allegria che è l’unico ingrediente in grado di dare sapere alla nostra vita.

OGNI BELLISSIMA COSA (EVERY BRILLIANT THING)

di Duncan Macmillan e Jonny Danahoe

traduzione di Monica Nappo

con Carlo De Ruggieri

regia di Monica Nappo

una produzione Nutrimenti Terrestri

Ph. Giuseppe Contarini

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