Si è chiuso dopo cinque anni il processo “Via Facile”, sulle concessioni edilizie in aree protette, in particolare riguardo a due progetti edilizi relativi alla realizzazione di complessi tra Sant’Agata e Sperone, che a giudizio della Procura erano viziati da un iter illegittimo.
Costruire in aree protette non era poi difficile, se nella commissione comunale preposta c’era un padre che si avvaleva della figlia, per un parere su eventuali impatti ambientali. Senza rinunciare a mazzette che arrivavano fino a 10 mila euro per ogni progetto approvato.
La Seconda sezione penale di Palazzo Piacentini ha condannato otto persone, tra cui l’ex consigliere comunale del PD Francesco (Ciccio) Curcio, all’epoca componente della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale del Comune, incaricata di rilasciare il nulla osta necessario al perfezionamento delle concessioni edilizie.
Il collegio composto dai giudici Mario Samperi (presidente) e Valeria Curatolo e Alessandra Di Fresco ha condannato Curcio a 4 anni e mezzo di reclusione; la figlia Roberta Curcio a 2 anni e 7 mesi; Aurelio Arcoraci a 2 anni; Luca D’Amico a 3 anni e 2 mesi; Luigi Ristagno a 3 anni; Giuseppe Bonaccorso a 2 anni; gli stessi inflitti ad Antonino Scimone; 3 anni e 2 mesi, invece, per Biagio Restuccia.
Assolti Vincenzo Pinizzotto e Placido Accolla.
L’inchiesta era stata avviata dal sostituto Liliana Todaro a seguito di alcune dichiarazioni dell’agronomo Saverio Tignino che nel gennaio 2012, dopo aver lasciato gli incarichi al Comune, aveva denunciato anomalie negli iter di molti progetti edilizi.
Anomalie riscontrate dagli investigatori della sezione di Pg della polizia coordinati dal vice questore Fabio Ettaro, che effettuarono verifiche su decine di progetti.
I reati contestati maturarono in seno alla Commissione preposta alla valutazione e all’eventuale concessione del benestare a progetti edilizi tenuti a rispettare salvaguardia, protezione e miglioramento dell’ambiente, compresa la conservazione di habitat naturali, flora e fauna selvatiche. Le indagini hanno evidenziato il ruolo centrale di Francesco Curcio, il quale, membro della stessa Commissione, avrebbe prodotto atti contrari ai doveri d’ufficio nell’ambito di analisi di specifici progetti. Mazzette che gli sono costate la condanna.