Si conclude proprio oggi il Convegno Nazionale dei Direttori Diocesani e Regionali degli Uffici per la Pastorale della Scuola coordinati dal Prof. Ernesto Diaco Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e L’Università, e l’IRC (Insegnamento della Religione Cattolica), coordinati da Don Daniele Saottini Direttore del Servizio Nazionale per l’insegnamento della religione cattolica. Il convegno organizzato dalla Cei ha come titolo “Non c’era neanche la scuola media”. Il titolo del Convegno fa riferimento a una frase del beato Padre Pino Puglisi, che fu parroco e insegnante a Brancaccio dove fu ucciso il 15 settembre del 1993.
Il Convegno è iniziato lunedì con il saluto del Direttore dell’Ufficio I.R.C. della Arcidiocesi di Palermo, padre Antonio Zito e della Direttrice Regionale Prof.ssa Barbara Condorelli.
Come succede ormai da diversi anni, il Convegno manifesta la stretta sinergia tra la Pastorale della Scuola e l’Insegnamento della Religione Cattolica, a livello nazionale, così come regionale e diocesano. Alle problematiche specifiche dei due ambiti è statadedicata una sessione specifica di lavoro nella mattinata del secondo giorno.
Nel pomeriggio di martedì, dopo una visita alla Cattedrale di Monreale e alla Cappella Palatina i convegnisti hanno partecipato alla celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo.
“Educare al futuro” è il titolo della tavola rotonda che si è svolta oggi all’interno dell’istituto comprensivo intitolato a don Pino Puglisi, , proprio nel quartiere Brancaccio, dove il beato Puglisi visse, operò e fu poi ucciso. A lui sono delicati i lavori e il suo volto sorride ai partecipanti dalle brochure. “E sorride ancora nel vedere che la scuola per la realizzazione della quale si era tanto impegnato raccoglie oggi quanti, in tutta Italia, si occupano di scuola ed educazione. La nascita di questo istituto – spiega Andrea Tommasello, preside dell’Istituto comprensivo di Brancaccio – ha permesso di abbattere la dispersione scolastica, portandola dal 70% al 7%. E oggi, da tutte le diocesi italiane siete qui. Capite? Non si può non credere che lui stia sorridendo!”.
L’immagine della firma di Puglisi in calce al documento che chiedeva una scuola media nel quartiere ha accompagnato l’intervento di Domenico Buccheri, docente di religione che con don Pino lavorava. Nel suo intervento alla tavola rotonda ha portato l’esempio della scuola palermitana, capace di “coniugare la parola educazione con la parola futuro”. Ha descritto il quartiere, ricordando che da lì vicino sono partiti gli attentati mafiosi più feroci: “qui – ha detto – era nascosto il tritolo per gli attentati di Falcone e Borsellino. Ma oggi possiamo dire che la maggior parte di coloro che qui portano a scuola I ragazzi riconosce la valenza educativa dell’istituto. La riconoscono tutti– ha aggiunto Buccheri –, anche i mafiosi che qui portano a scuola figli, nipoti, parenti. Non ci vedono più come controparte, anche se parliamo di legalità, giustizia e antimafia. Sfatiamo un mito – ha proseguito –, per il quale abbiamo un metodo didattico diverso da quello delle altre scuole, un ‘programma per disagiati’: non è vero. Il nostro obiettivo, sul solco dell’insegnamento di don Pino, non è solo istruirli, ma dar loro gli strumenti culturali per poter capire e crescere. Quando è nata la scuola, inizialmente come succursale c’erano 40 alunni: è bastato poco perché si arrivasse a 500 iscritti. E oggi, se da un lato, abbiamo insegnanti pronti ad andare a prendere da casa i ragazzi che non si presentano agli esami di terza media, da un altro abbiamo chi prosegue e, talvolta, arriva fino alla laurea”.