Di Clarissa Comunale – Dopo 25 anni di straordinaria carriera come attore, Valerio Mastandrea stavolta passa dall’altra parte della cinepresa e diventa regista del suo primo film “Ride”, uscito nelle sale lo scorso novembre. In occasione della presentazione per il suo “Esco in tour”, che lo vedrà in giro per la Sicilia con l’attrice protagonista Chiara Martegiani, promosso da SudTitles Palermo, Mastandrea approda a Messina alla Multisala Iris in una serata dedicata non solo alla fruizione di “Ride”, ma anche alla sua discussione.
Il film tratta della storia di Carolina, rimasta vedova a seguito della morte del marito di 35 anni avvenuta nella fabbrica dove lavorava. La trama ruota attorno all’incapacità per la giovane vedova di riuscire a piangere, come se non riuscisse a poter manifestare il suo dolore e a recitare la parte che tutti si aspettavano di vedere: la donna afflitta e disperata. Suo figlio, il piccolo Bruno, interpretato dal bravissimo Arturo Marchetti, rappresenta l’unica speranza, l’unica protezione, l’unico rifugio; attraverso la sua naturalezza e la preoccupazione di essere all’altezza di affrontare i giornalisti che lo vorranno intervistare al funerale, potrà finalmente fare colpo sulla piccola sua compagna di classe, potendola conquistare. Chiara Martegiani, che con “Ride” supera il suo disamore per la recitazione, veste magistralmente i panni di Carolina, una donna vera, che stringe forte tra le dita il pacchetto di kleenex nella spasmodica ricerca di una lacrima che possa rigare il suo volto. Il solco che la Martegiani è stata in grado di mostrare è quello dell’anima, quel dolore invisibile che lacera e che rimane chiuso tra le mura della propria casa, tra le lenzuola verdi appena cambiate, tra i rebbi della forchetta che gira su un piatto vuoto.
Il tema dell’elaborazione del lutto, tuttavia, non è il solo focus dell’eccezionale primo lavoro di Mastandrea. “Ride” mette in scena la questione sociale delle morti sul lavoro, il fallimento politico della vecchia generazione, i conflitti tra padri e figli, attraverso il racconto del dolore che segna soltanto “chi resta” sotto questo cielo.
Naturalezza, spontaneità, ma anche sensibilità e profondità sono rintracciabili in un’opera prima che merita di essere vista, distribuita, discussa e premiata. “Porto un cinema che parla delle persone immerse nel mondo, di chi cerca di resistere al soffocamento” spiega il regista romano, poi continua: “raccontando la storia di una donna normale, che si ribella ai codici, ho fatto un film sincero, leale dove non c’è lucro”. Mentre sulla fortuna del cinema italiano, ha detto: “Il problema di chi comincia? Le dinamiche di distribuzione”, ragione per la quale ha deciso di intraprendere questo tour in giro per le sale italiane al fine di ristabilire il contatto con il pubblico, unico vero fruitore dello spettacolo. Prossime tappe saranno Palermo mercoledì 3 aprile, Vittoria e Modica 4 aprile.
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