Un nuovo appuntamento ai Magazzini del Sale. La stagione teatrale organizzata dal Teatro dei Naviganti ospiterà sabato 6 e domenica 7 aprile lo spettacolo “Cleopatra” interpretato da Carmen Panarello, attrice messinese che, dopo i primi studi con Donato Castellaneta e Maurizio Marchetti, ha conseguito il diploma di attrice presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler. Da qui ha preso il via una luminosa carriera che vede la Panarello ricoprire i ruoli di attrice, padagoga ed anche poestessa.
Il testo che andrà in scena ai Magazzini è di Gianni Guardigli, fine penna della drammaturgia italiana contemporanea. Il progetto “Cleopatra” è stato supervisionato da un altro artista messinese: Giampiero Cicciò.
Lo spettacolo andrà in scena sabato e domenica alle ore 21,00. E’ consigliata la prenotazione al 339 5035152.
CLEOPATRA
di Gianni Guardigli
con Carmen Panarello
collaborazione al progetto Giampiero Cicciò.
È la storia di una donna di Rimini, proprietaria dell’Hotel del Lido che, ereditato dal padre Tolomeo quando era un bar, viene invece da lei trasformato in un grande Hotel i cui clienti arrivano da tutto il mondo. Qui incontra Munir, siriano, con il quale l’intraprendente donna d’affari, per sempre accompagnata dagli stessi sogni di bambina e dalle tante voci del luogo in cui sempre è vissuta, intreccia un legame che diviene amore. Questa Cleopatra, piccola borghese, inconsapevolmente permeata di sottili vene di razzismo, si trova a dovere difendere questo essere umano, la sua rettitudine il suo rigore morale e la bella storia che nasce con lui. Munir, profondamente legato alla sua patria, anche lui sognatore ma di una possibilità di rivincita democratica in quel suo paese devastato dalla guerra, non riuscirà purtroppo a non ritornarvi, spesso, fino alle estreme conseguenze che coinvolgeranno inevitabilmente Cleopatra.
Questa “Cleopatra nostrana” porta quindi dentro di sé una predestinazione neanche tanto nascosta, non a caso, il nome stesso dipinge un destino preciso.
La protagonista del testo, che si svolge infatti ripercorrendo alcune linee drammaturgiche dell’ “Antonio e Cleopatra” di William Shakespeare, oscilla tra ricordi, disperazione, intemperanze, liricità in un accattivante ed efficace suono del dialetto romagnolo fino a seguire, anche se quasi velatamente, la fine tragica dell’ imperatrice, qui appena accennate per lasciare lo spazio ad un paesaggio vincente: anche loro come gli storici amanti resteranno uniti per sempre, chissà, ma in quel mare che li ha divisi.
La Cleo, la regina romagnola, corre in fondo al suo destino coperta di veli regalati da Munir, quell’uomo che le ha dato la forza stessa di esistere e di distinguersi in una società tanto ottusa.