“Da più trent’anni la Comunità di Sant’Egidio ricorda le vittime di chi vive in strada a partire dalla morte di Modesta Valenti, un’anziana senza fissa dimora, di 71 anni, che viveva nei pressi della Stazione Termini, Roma, dove si rifugiava la notte per dormire.
Il 31 gennaio 1983 Modesta si sentì male proprio alla Stazione Termini e l’equipaggio dell’ambulanza che accorse alla chiamata non volle prenderla a bordo perché, a causa delle condizioni in cui viveva, era sporca e aveva i pidocchi.
Modesta morì dopo ore di agonia, in attesa che qualcuno decidesse di prestarle soccorso.”
È iniziata proprio così la Celebrazione Eucaristica presieduta da don Luciano D’Arrigo, nella chiesa dello Spirito Santo. A leggere il breve messaggio è stato il responsabile della Comunità di Sant’Egidio di Messina, Andrea Nucita, che assieme ad altri fratelli e sorelle della comunità, accompagnati da tantissimi volontari svolgono un prezioso servizio a favore delle persone emarginate e senza fissa dimora, senza discriminare nessuno.
Ogni anno tutte le comunità di Sant’Egidio sparse in tutto il territorio italiano
nell’anniversario della scomparsa di Modesta, fa memoria nella liturgia, per tutti le persone meno fortunate a cui la Comunità si è fatta prossima e che hanno perso la vita, ricordando ciascuno per nome. Un lungo elenco di uomini e donne che sicuramente sono tra le braccia di Dio fonte di ogni ricchezza. Un momento particolarmente emozionante, dove ognuno presente alla celebrazione si è alzato da proprio posto per accendere una candela in memoria per questi fratelli e sorelle morti a causa del freddo, degli stenti e dell’indifferenza. Non poteva mancare il ricordo di tutti gli in immigrati morti in mare, si sono ricordati anche i tantissimi bambini annegati nel Mediterraneo.
Presenti anche tantissimi senza tetto che vivono in città, sotto i portici, alla stazione o in tuguri nei vari quartieri messinesi che con un viso tirato dall’emozione hanno accesso la candela per coloro che hanno condiviso la loro stessa esperienza di vita.
Con loro la Comunità di Messina, attraverso le cene itineranti, laboratori linguistici e artistici, essere presente nei momenti particolari, ha intessuto negli anni rapporti di prossimità e di familiarità, nel tentativo di migliorare le difficili condizioni della loro vita.
Questo è un impegno per ogni essere umano, non è una prerogativa di una comunità laica o religiosa. L’essere umano è patrimonio di Dio e come tale va custodito. Speriamo di non imitare il sacerdote e il levita della parabola del buon Samaritano, ma di essere come il Padre del figliol prodigo che usa il linguaggio dell’Amore e della Misericordia (G.M)