di Ivana Parisi – La Lectio inauguralis dal titolo “L’Europa necessaria” tenuta da Massimo Cacciari, nell’Aula Magna del Rettorato, in occasione dell’inaugurazione del 290° Anno Accademico dell’Accademia dei Pericolanti, ha mostrato che l’Europa è un dover essere, piuttosto che un organismo dotato di una natura propria data una volta per tutte: “Mi sforzerò di mostrare, soprattutto a beneficio delle nuove generazioni, che l’Europa sia più da considerarsi un compito, un dover essere. L’Europa non ha una natura, è uno spirito, è una grande idea. L’Europa l’hanno immaginata le élite politiche, è un dover essere più che un essere”.
L’impostazione del ragionamento di Cacciari è rivolta, quindi, a innescare un desiderio di costruzione collettiva di un’idea dell’Europa: “Quindi la domanda è: qual è l’Europa che vogliamo?”. Secondo il filosofo non dobbiamo inseguire l’utopia degli Stati Uniti d’Europa, perché: “L’Europa è un’idea che ci deve guidare con grande realismo, con la stessa consapevolezza che hanno avuto le élite che hanno dato vita all’Unione Politica Europea. Una élite sconfitta che sa che il sogno di una unione di volontà egemonica è finito con la sconfitta subita nel conflitto mondiale”.
Così come il realismo della sconfitta non ha frenato la volontà di immaginare un’Europa Unita, così oggi partendo da un’analisi realistica accompagnata da un esame critico e autocritico, il compito è comprendere quale sia la missione dell’Europa, quale il suo fine, quale il suo dover essere. Cacciari non ha dubbi e con veemenza indica un percorso dalle coordinate precise: “La politica non vive senza un senso, deve essere animata da valori. Innanzitutto la solidarietà, dobbiamo rinunciare all’idea di un welfare universalistico ma mai abbandonare l’idea della solidarietà e della giustizia sociale”. Per Cacciari, quindi: “L’Europa ha come missione quella di esprimere al mondo un modello sociale basato sull’eguaglianza, che non vuol dire egualitarismo, sulla solidarietà e sulla sussidiarietà, il potere si può dividere e non per questo si spezza. Non si deve ridurre l’Europa a immagine e somiglianza della sua moneta. L’Europa non si fonda solo sull’aspetto economico mercantile, ma non si deve commettere l’errore di pensare che si passi dall’economico al politico in automatico”. È necessario avviare un grande piano di sviluppo, politiche estere ed è necessario uno spazio per programmi sociali e culturali.
Ciò che manca in questo momento affinché si possa tendere in maniera efficace verso questo dover essere è, innanzitutto una cultura federante. È necessario un pontefice, nel suo senso etimologico ovviamente, cioè un costruttore di ponti: “Manca un federatore, manca chi unisce, manca chi fa dialogare”. L’altra grande sfida che pone Cacciari riguarda la spinosa e quanto mai attuale questione della sovranità nazionale: “Nessuno vuole la fine della sovranità nazionale, anzi la questione deve essere posta al contrario, senza la sovranità europea la sovranità nazionale non ha più senso.” Gli Stati membri dovrebbero comprendere che la sovranità sovranazionale non comporta una rinuncia, un sacrificio. La questione in tal modo è mal posta, non ha ragion d’essere. Non si tratta di sacrificare nulla, quanto piuttosto di rafforzare il proprio ruolo all’interno delle dinamiche globali.
La Lectio di Cacciari ha mostrato con chiarezza qual è la strada da percorrere per evitare un processo di disgregazione che ci consegnerebbe all’autocrazia. Sarà in grado l’Europa di raccogliere questa sfida e trasformare il dover essere in un voler essere?