Appello di messinAccomuna ai Senatori in occasione del voto sul ddl per la riforma della “legittima difesa”

In queste ore in Senato si discute del disegno di legge per la riforma della legittima difesa. Questione che ha destato dubbi e perplessità sulla reale efficacia di una legge che sembra produrre più ambiguità rispetto al testo già vigente in materia. Il Laboratorio di partecipazione civica messinAccomuna ha espresso la sua posizione inviando un appello ai Senatori:

“Ai Signori Senatori,

Da cittadini italiani, fortemente preoccupati per il contenuto del Disegno di Legge sulla “legittima difesa”, ci appelliamo a tutti Voi alla vigilia della lettura finale del relativo provvedimento affinché esprimiate il Vostro voto in maniera libera, secondo coscienza ed esercitando in pieno la Vostra personale responsabilità di rappresentanti dei cittadini italiani. Tale esercizio di libertà e responsabilità è da esercitare SEMPRE, perché un Parlamentare rappresenta in scienza e coscienza tutto il popolo italiano, ma ancor di più non può essere compresso da discipline di partito quando sono in gioco i valori identitari e i principi costituzionali del Paese o argomenti che toccano le fondamenta del nostro vivere civile. In questi casi ciascun Parlamentare è OBBLIGATO dall’altezza e dignità del mandato che ricopre ad anteporre le valutazioni della sua coscienza a ogni altra ragione di opportunità o di “realpolitik”.

Il disegno di legge per la riforma della “legittima difesa” stravolge la gerarchia dei principi e dei valori della Costituzione Italiana, anteponendo per la prima volta i beni materiali alla vita umana. È uno stravolgimento inaccettabile. Affermare che solo con questa legge ci si può finalmente difendere in maniera legittima è una gravissima mistificazione (ancor più grave perché compiuta da un Ministro della Repubblica che ha invocato e tristemente ottenuto un lasciapassare di irresponsabilità di fronte alla legge). La legittima difesa esiste da sempre nell’ordinamento italiano ed è tutelata con la piena e totale non punibilità. Ciò che non esiste (e non può trovare spazio nell’ordinamento) è la facoltà di uccidere anche chi è in fuga e/o non minaccia più l’incolumità propria o dei propri cari. Introdurre questo principio è eticamente, moralmente, costituzionalmente inaccettabile. In un Paese orgoglioso di aver ripudiato la pena capitale non si può lasciare che la pena di morte sia comminata da privati cittadini. È, semplicemente, un’aberrazione!

Per le considerazioni che precedono facciamo appello a tutti i Senatori affinché votino secondo scienza e coscienza, senza rispondere ad alcuna ipotetica disciplina di partito o a opportunismi politici, mantenendosi fedeli alla Costituzione su cui hanno giurato all’atto dell’insediamento e interpretando in maniera libera, indipendente e onesta il mandato di rappresentanza di cui sono onerati.”

Oltre al testo qui riportato il Laboratorio ha inviato due documenti a supporto che mettono in evidenza le criticità dal normative e costituzionali e quelle socio-politiche. Per quanto riguarda quelle normative e costituzionale:

“la novità che di gran lunga desta preoccupazione e sconcerto tra gli operatori del diritto è costituita dall’introduzione al comma 2 dell’articolo 52 c.p., di una sola parola dagli effetti devastanti per l’intero ordine costituzionale, ossia l’avverbio “sempre”dopo la parola “sussiste”. Il rischio è quello di autorizzare arbitrariamente una condotta che, al contrario, ad oggi ha valore nell’ordinamento solo se accompagnata da una serie di presupposti e limiti, costituendo appunto una reazione necessaria e limitata all’offesa subita. Ancor più preoccupazione desta poi la riforma dell’art. 55 c. p., in base alla quale nessun eccesso colposo e nessuna punibilità sarà prevista qualora si eccedano colposamente i limiti della legittima difesa nel proprio domicilio, qualora chi ha commesso il fatto abbia agito in uno stato di grave turbamento.Non v’è dubbio che i punti sopra schematizzati daranno luogo a una serie cospicua di criticità interpretative e applicative per le ragioni suddette e finiranno col creare situazioni di impasse gravi sia sotto il profilo della compatibilità di tali disposizioni con il dettato costituzionale che sotto quello della procedibilità dell’azione penale nel caso in cui si verifichi una delle ipotesi ivi previste”.

Per quel che riguarda le criticità socio-politiche, il Laboratorio di partecipazione politica ragionando sui dati pubblicati dal Ministero dell’Interno mette in evidenza che nonostante in Italia siano in costante diminuzione i furti, le rapine e gli omicidi si registra un aumento della vendita di armi.

In conclusione: “Crediamo che se si dovesse approvare un testo che consenta uno spazio maggiore al privato, un eccesso di valutazione a favore del privato, questo contribuirebbe al propagarsi della violenza in nome di un giustizialismo sommario, soprattutto oggi in un momento in cui cresce la sete di giustizia e il bisogno di sicurezza, in cui l’immaginario dei cittadini è colonizzato dagli spettri della precarietà, della povertà, oggi che il futuro sembra essere per i più una minaccia, in Italia così come a livello planetario, perché alimentare la fragilità con l’illusione della forza e della violenza?”

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