Vangelo Ora: l’inversione a U consentita

di Fra Giuseppe Maggiore  – Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,1-9)
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Qualche mese tempo fa insieme ad un gruppo di famiglie della Tenda di Abramo di Gangi, incontrai Don Franco Montenegro, che alla fine dell’incontro ci consigliò di fare la Lectio Divina giornaliera, anche con i quotidiani.

In un primo momento non avevo capito cosa volesse dire il Cardinale, poi capii che è proprio ciò che succede quotidianamente nel mondo se letto in un’ottica di fede può aiutarmi nel mio cammino di conversione e di relazione con il Signore.

Gesù rimprovera ancora una volta la folla che lo ascolta, capace di capire e conoscere le condizioni meteorologiche, ma incapace di discernere e valutare la storia. Gesù parte sempre dall’esperienza umana. Stare attenti ai segni dei tempi, non essere disincarnati dalla realtà ma saperla leggere con gli occhi di Dio.

Gli è stato appena portato l’annuncio di ciò che ha fatto Pilato con alcuni pellegrini a Gerusalemme. L’episodio è abbastanza grave, perché Pilato con il suo esercito entrò nel tempio, profanandolo e li uccise mentre stavano compiendo l’offerta dell’incenso. Ma i fatti di cronaca non sono ancora terminati, lo mettono al corrente della caduta di una torre che ha provocato altri morti.

Che colpa avevano queste persone uccise da Pilato o dalla caduta della torre? È stato Dio a punirli. Da quale parte sta il male, è la domanda di sempre per condannare e scagionare questo o quello. O peggio ancora per condannare gli altri e assolvere noi stessi.

Oggi non è cambiato tanto, proprio qualche giorno fa siamo venuti a conoscenza di ciò che è accaduto in Nuova Zelanda: 50 persone sono state uccise in una moschea dalla follia sanguinaria di un suprematista. Negli anni siamo stati sconvolti da attacchi terroristici di matrice islamica, quotidianamente ci sono cristiani costretti a scappare dalle loro case e dalla loro terra. Sangue versato in ogni dove. Terremoti, tsunami, frane, dissesti idrogeologici, valanghe…

Ieri come oggi assistiamo alla natura che si ribella, e alla cattiveria dell’uomo che provoca guerra e violenza. Ieri come oggi tiriamo in ballo Dio: perché permette tutto ciò, perché non interviene, cosa abbiamo fatto per meritarci questo, e tantissimi altri interrogativi che spesso non ci permette di vedere che dietro ad ogni circostanza c’è quasi sempre la mano egoista dell’uomo.

Lo sfruttamento minorile, la prostituzione, la tratta di esseri umani è forse colpa di Dio? Le morti in autostrada dopo una serata passata tra alcool e droga, è forse colpa di Dio?

Le frane, valanghe o i terremoti sono compiuti dalla natura maltrattata e stuprata dall’uomo che si ribella, o è sempre colpa di Dio?

Penso che il discorso va spostato su un altro piano.

Ricordo quando nel 1997 ci fu il terremoto ad Assisi, che demolì molte case e chiese tra cui le basiliche francescane. Un frate anziano, mi disse che quel terremoto doveva essere visto da noi frati come un’occasione per ritornare alla povertà evangelica, così come lo fu la soppressione del 1860. Ciò che avviene, ci deve servire ad un cambiamento di rotta, ma spesso non sappiamo leggere i segni dei tempi e considerare la storia come Kairos, momento di grazia per poter attuare in noi il cambiamento necessario.

No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. Dio non è lì con saette e fulmini, pronto a colpirci perché abbiamo peccato. Occorre cambiare rotta, cambiare mentalità, fare una bella inversione a U. Noi siamo convinti che cambiando un’amministrazione politica, o un preside, o un vescovo piuttosto che un parroco le cose possano funzionare. Se non trasformiamo il nostro cuore, la nostra mente conformandoli alla Parola che è Cristo stesso il rischio è di danneggiare noi e gli altri: puoi anche conquistare consensi, avere potere, denaro, spadroneggiare su tutto e tutti, ma che senso hai dato alla tua vita.

Oggi stiamo assistendo ad un trasformazione dei valori essenziali per una convivenza civile e pacifica. È urgente cambiare direzione: nelle relazioni, nella politica, nella economia, nell’ ecologia.

L’appello accorato di Gesù: “Convertitevi” risulta attuale e necessario.

“Mai come oggi capiamo che tutto nel Creato è in stretta connessione: se ci sono milioni di poveri senza dignità né istruzione, sarà tutto il mondo ad essere deprivato del loro contributo; se la natura è avvelenata, muore anche l’umanità; l’estinzione di una specie equivale a una mutilazione di tutti. Convertitevi alla parola compimento della legge: ” tu amerai”. Amatevi, altrimenti vi distruggerete.

Nonostante le nostre prese di posizione a tradire Dio e l’uomo, non siamo abbandonati a noi stessi. Il Signore è sempre pronto a proporci una soluzione: “«Su, venite e discutiamo. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.”. Abbiamo a che fare con un Dio che perde la testa per l’uomo, lo ama alla follia, mostra pazienza infinita. Come il contadino che si china su quel fico che da anni non da frutto per zapparlo, concimarlo, anche il Signore si china su noi e ci sussurra all’orecchio: “parliamone, perché tu sei mio figlio io ti ho generato”. Dipende da noi, abbiamo la libertà di scelta.

Spesso pensiamo di essere soli, di non essere valorizzati, di essere inutili… ci sbagliamo, Dio crede in noi, ci dona un anno ancora, che non è un tempo che finisce ma è il suo anno interminabile di Grazia che ci permette di recuperare noi stessi, di rientrare in noi, di fare l’unica infrazione permessa all’uomo: l’inversione a U. Un radicale cambiamento di mentalità. Pensare e agire alla maniera di Dio, che accoglie, che ascolta, che è paziente … che è AMORE.  Solo amando possiamo portare veri frutti, non importa la quantità, ma la qualità.

 

 

 

 

 

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