di Clarissa Comunale – È necessario leggere e rileggere Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello: comprendere l’arte scenica, la scrittura, il teatro, ma soprattuto la vita stessa così intrecciata alla capacità attoriale, sempre appesa tra verità ed illusione. È tale necessità ad essere espressa nell’ottimo adattamento della compagnia Scimone–Sframeli “Sei” che approda al Teatro Vittorio Emanuele di Messina.
La pièce già nel titolo racchiude il suo senso: sei personaggi irrompono sulla scena, interrompendo bruscamente le prove di una compagnia teatrale, improvvisamente rimasta senza luce, rivelano di essere personaggi “veri”, che vivono il teatro attraverso le loro stesse vite. Il personaggio, dunque, è costume di una verità ontologico-esistenziale dalla quale non può prescindere e che, anzi, diventa modello per un nuovo modo di fare teatro, una Nuova Commedia, un Nuovo Dramma: quello che pone sullo stesso piano teatro e vita.
I personaggi, com’è noto, sono in cerca di un autore e, affidandosi ad un regista che non è mai stato autore, raccontano le loro vite, caratterizzate da un’umanità piena e tremendamente reale. Sono dei “tipi” di essere umano, che svolgono ruoli sociali e familiari (un padre, una madre, una figliastra, un figlio, una figlia), ma che nascondono un lato che gli altri non potranno mai accettare. La consapevolezza pirandelliana dell’incapacità di rappresentazione fedele della verità, che è storpiata seguendo le modalità del teatro tradizionale, “pompato, rigido, impostato e fintamente improvvisato”, offre uno squarcio sul gioco dell’illusione, un gioco a cui l’Arte deve essere costantemente esposta, sfruttando il suo più grande pregio: la naturalità della vita, che scorre inesorabilmente e che non sarà mai più ripetibile.
La Nuova Commedia deve accettare, però, la grande fortuna di avere gli attori, i quali non devono abbandonare il teatro, ma, anzi, lasciarsi trasportare dall’onda scenica, correndo il rischio di stare al centro del palco così come sono e come non potranno non essere. Si nasce personaggi ed il copione è già dentro di noi: scorre nelle nostre vene e vacilla tra le nostre gambe, ci inquieta e ci esalta, suscita vergogna, ma anche stupore, sceglie e delega.
In una scenografia che si presenta come un teatro delle marionette ove gli attori non fanno che essere burattini del loro regista, i sei personaggi, invece, si muovono sulla scena come pedine autonome su una grande scacchiera, la vita appunto, pronti a sovvertire, improvvisamente, il gioco, mettendo l’autore allo scacco, il quale non può far altro che dare voce al flusso incessante dei suoi personaggi, storpiati persino nella trasposizione scritta delle loro vite. Quel “retrobottega”, ove si consumano gli atti osceni e vergognosi di due personaggi, è, in realtà, il luogo della creazione, spazio lontano dagli occhi indiscreti, nascosto ed intimo ove si compie la violazione alle propria vita, al mondo, ai ruoli dettati dalla società. Il vero Dramma rimane dentro le nostre coscienze, che si adeguano ai dettami della società, assumendo mille volti e dissolvendosi nel nulla, diventando, tristemente, nessuno.
SEI
di Spiro Scimone
(adattamento dei “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi
Pirandello)
con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Gianluca Cesale, Giulia Weber, Bruno
Ricci, Francesco Natoli, Mariasilvia Greco, Michelangelo Maria Zanghì,
Miriam Russo, Zoe Pernici
scena Lino Fiorito
costumi Sandra Cardini
disegno luci Beatrice Ficalbi
musiche Roberto Pelosi
regista assistente Roberto Bonaventura
foto di scena Gianni Fiorito
direttore di scena Santo Pinizzotto
assistente ai costumi Carolina Tonini
regia Francesco Sframeli
produzione: Compagnia Scimone Sframeli, Teatro Stabile di Torino-Teatro
Nazionale, Teatro Biondo Stabile di Palermo, Théâtre Garonne-scène
européenne Toulouse in collaborazione con Fondazione Campania dei
Festival-Napoli Teatro Festival Italia