“Ci impegniamo insieme per promuovere riconciliazione e armonia tra India e Pakistan. Chiediamo l’apertura di un tavolo di trattativa, partendo da un deciso ‘No’ alla guerra. Chiediamo alla comunità internazionale di aiutarci: è quanto mai necessaria oggi una mediazione dell’Onu, per evitare ulteriore sofferenza alla gente in Kashmir e trovare una soluzione definitiva all’antica questione”: lo afferma Padre James Channan, dell’Ordine Domenicano pakistano, responsabile del “Peace Center” a Lahore, impegnato a promuovere il dialogo interreligioso, pace e armonia nella società. P. Channan ha preso parte alla conferenza di leader religiosi organizzata il 28 febbraio a Lahore da Abdul Kabir Azad, imam della Moschea Reale di Lahore, cui hanno preso parte oltre 40 leader religiosi pakistani, tra i quali l’Arcivescovo di Lahore, Sebastian Shaw, accanto ad altri leader musulmani, cristiani di altre confessioni, indù e sikh. L’appello diffuso a conclusione della conferenza, recita: “Vogliamo dire al mondo che siamo una nazione pacifica. Come pakistani, siamo uniti nel chiedere e promuovere la pace e la riconciliazione tra India e Pakistan. Lavoreremo e faremo del nostro meglio per la pace, per il bene, per l’armonia e la prosperità della nazione. Amare e proteggere il nostro paese è parte della nostra fede”.
“Siamo preoccupati – proseguono i leader religiosi – per l’attuale situazione di tensione con l’India. Non vogliamo che la guerra sconvolga la convivenza e condanniamo le azioni militari indiane compiute sul nostro territorio. E condanniamo fermamente il terrorismo: la popolazione pakistana deplora e rigetta totalmente ogni atto di terrorismo e ogni estremismo che uccidono innocenti. Siamo uniti nel sostenere il governo pakistano nei suoi sforzi di pace. Per costruire la pace, non c’è altro modo che incontrarsi e sedersi al tavolo del negoziato affrontando i problemi con il dialogo, specialmente sulla dolorosa questione del Kashmir”.
Padre Channan riferisce che i presenti hanno richiamato la recente “Dichiarazione di Islamabad”, in cui 300 leader islamici pakistani hanno condannato ogni uso strumentale della religione per istigare odio e violenza, e hanno poi concordato sull’urgenza di coinvolgere le Nazioni Unite e altri attori che possano contribuire alla mediazione tra i governi di India e Pakistan, per favorire la distensione.