Per gli enti della Chiesa occorre “modulare un regime non di privilegio, ma di giustizia, che riconosca cioè quella peculiarità sottolineata da accordi protetti dalla Costituzione”. Lo ha affermato il sacerdote catanese mons. Giuseppe Baturi, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi giuridici, che questa sera è intervenuto al Convegno degli economi e dei responsabili degli uffici amministrativi. “Gli enti ecclesiastici non sono enti di Terzo Settore, ma restano enti della Chiesa e dunque non hanno e non devono ricevere una qualificazione da parte dello Stato”, ha spiegato mons. Baturi evidenziando che “il regime di specialità che vige per gli enti della Chiesa non è sovrapponibile alla normativa del Terzo Settore, che rimane una normativa unilaterale dello Stato”. “Gli enti della Chiesa non esistono o operano in quanto enti di utilità sociale, ma in quanto enti della Chiesa rispetto a cui lo Stato si pone in una situazione di riconoscimento”, ha ribadito il sottosegretario della Cei per il quale rispetto alla normativa sul Terzo Settore bisogna “dialogare come enti che realizzano un sistema integrato”.