La Memoria Corta

di Frà Giuseppe Maggiore – Sono trascorsi pochi giorni da quando in varie sedi istituzionali in tutta l’Italia si è celebrata la giornata della Memoria. 

Scusate, ma memoria di che? 

Perché dando uno sguardo sul web non passano inosservati gli episodi di violenza e di razzismo che quotidianamente il mondo vive. Non voglio parlare né di Trump, né di Orbán o di piccoli uomini che ricoperti di incarichi istituzionali seminano odio e paura, e tanto meno voglio parlare di altri esponenti del nazionalismo che come ben sappiamo in passato è stato il principale artefice di uno sterminio che non ha eguali.

Voglio soffermarmi sulla scarsa memoria di noi italiani che se pur commossi e partecipi alle varie celebrazioni, condividiamo la nuova shoah che si consuma non più ad Aushwitz, ma nel Mediterraneo e nei lager libici.

Poi ci sono quelli che per difendere ciò che è storia e quasi per sminuirla postano lager ucraini (fake news), rivendicano i morti causati dai regimi comunisti, i morti nativi americani… non capendo che il fondamento è lo stesso: la sete di potere, la paura, l’egoismo… la disumanità.

Non ci sono morti di serie A e serie B.

Il giorno della memoria non ha spazio per le ideologie.

Ciò che bisognerebbe evidenziare ed insegnare è la vera Politica per non confonderla con ideologie che sono distanti dal vero concetto stesso di politica, in quanto rifiutano l’uomo perché è di un’altra “razza”, orientamento sessuale o con qualche difetto fisico. La politica, promuove l’uomo, gli dà dignità, salvaguarda il bene comune, considera l’uomo come vero confine da difendere e custodire.

Qualche anno fa ci si limitava nell’esternare giudizi o azioni che potevano andare contro o offendere la dignità delle persone diverse da noi: oggi insultare un africano, far scendere dall’autobus una donna di colore o con il velo, far alzare dal proprio posto sull’aereo uno straniero, denigrare e bullizzare un gay o un diversamente abile è diventato segno di forza. La solidarietà, l’accoglienza sono segno di debolezza, non più di bontà, di rispetto ma buonismo, anche se molti ne ignorano il significato e scimmiottando il deficiente di turno ripetendo frasi fatte a pappagallo.

Un modo di pensare e di agire sempre più incattivito si propaga in ogni ambiente. Il calcio non è stato mai immune dall’odio razziale. Ed è proprio sui campi da gioco a emergere con forza la nuova ondata di razzismo serpeggiante nella società civile italiana. Gli ultimi casi choc lo scorso weekend, il primo dei quali ha visto addirittura un arbitro apostrofare con un insulto razzista il portiere senegalese di una squadra della provincia di Avellino, il Serino che milita nel campionato di promozione. L’unica sua colpa oltre ad essere “negro” così come l’ha chiamato l’arbitro è quella di aver chiesto spiegazioni su un episodio che al ragazzo non era chiaro: credo che sia normale… o meglio lo era sino a qualche anno fa perché ora “la pacchia è finita”.

Un’altra brutta storia arriva dalla provincia di Mantova: venerdì scorso, durante la partita tra la squadra di casa e il Nojoume El Atlas, valida per il campionato amatoriale Uisp, i giocatori ospiti, tutti di origine straniera, hanno lasciato all’improvviso il campo a causa di un insulto arrivato da uno spettatore che con “goliardia” (così come la definirebbe qualche ministro) ha invitato a bruciare tutti i giocatori del Nojoume El Atlas perché anch’essi colpevoli di essere “negri”.

Ultimo episodio sono stati i cori del tifo milanista indirizzati al solito Koulibaly, difensore del Napoli già preso di mira da juventini e interisti nelle precedenti gare di campionato dove non hanno risparmiato insulti e cori di cattivo gusto ai supporter campani.

È servito a poco il gesto della tifoseria napoletana, che per difendere e mostrare la propria vicinanza al proprio beniamino, durante la gara contro il Bologna ha messo davanti al volto una foto del calciatore della Nazionale Senegalese con scritto “noi siamo tutti Koulibaly”.

Credo che ognuno di noi non debba essere né Charlie Hebdo (che deride facilmente tutto e tutti anche i morti di Genova), né Madrid, né Koulibaly e né altri. Ognuno deve essere se stesso, deve essere uomo che ama e apprezza gli esseri umani facendo tesoro di una storia che non va ripetuta.

Facciamo esercizio di memoria ricordando che siamo tutti esseri umani e davanti all’uomo anche Dio si ferma, non per punirlo ma per amarlo… impariamo la vera Politica da Dio. Il suo programma? L’amore vero senza se e senza ma. Il suo confine? L’uomo.

Pochi concetti da ricordare a Memoria.

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