Di Clarissa Comunale – “Tutti gli ideali sono pericolosi perché avviliscono e condannano il reale”. È con la citazione dai Frammenti Postumi di Friedrich Nietzsche che si apre “Traditori. Contro il ministro dei temporali”, secondo appuntamento per la rassegna “Atto Unico” che ha per tema quest’anno il tradimento. Un evento, quello ideato e diretto da Vincenzo Quadarella, voce narrante e cantautore, con la collaborazione di Daniele Testa alla viola e al violino, che si svolge nella provocazione di presentare sulla scena un rosario, recitato da un ateo, in cinque misteri dolorosi da cui si sgranano alcuni grandi tradimenti degli intellettuali alla storia.
Tale evento, che ha come ispirazione il brano di Fabrizio De Andrè, Domenica delle Salme, non è uno spettacolo teatrale, né un concerto, ma quasi luogo di incontro e scontro, protesta, indignazione, invettiva contro un mondo in cui oggi abbiamo perso completamente i punti di riferimento portanti del pensiero e dell’azione.
Ed è nelle canzoni di Quadarella che risuona maggiormente questo grido di dolore e questa ricerca disperata di un nuovo pensiero. “Non c’è più tempo, non c’è più spazio. Dai libri cresce la libertà, che sa sempre che fare, dai libri nasce la volontà crocifissa dalle nostre scuole”.
Temi scottanti quelli discussi da Quadarella che, a partire dalla migrazione, fino alla filosofia e alla poesia, pungolano direttamente lo spettatore. Le locuste che, da memoria biblica, condannavano noi occidentali a malattie e carestie, oggi sono rappresentate dagli africani che navigano verso i nostri paesi e che hanno provocato un pericoloso clima di odio, oltre che alla riduzione del problema migratorio ad un fattore economico. “Salvini è l’ultimo dei nostri problemi – precisa Quadarella – perché il vero problema è il clima che si è instaurato, ove ognuno si sente legittimato a dire qualsiasi cosa e ove il pensiero è standardizzato”.
Lo stato di rassegnazione a cui siamo giunti, secondo Quadarella, è rappresentato infatti dall’assenza di figure di intellettuali che, a cascata, ha sancito la fine della politica e lo spostamento centrale sulle questioni economiche a partire dalla nascita del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, nel secondo dopoguerra. Il nuovo confino degli intellettuali sarebbe oggi Facebook e Twitter, canali di distruzione di pensiero e della comunicazione attiva.
Non a caso, infatti, Quadarella richiama alla memoria quattro grandi intellettuali della storia del Novecento: i due filosofi Friedrich Nietzsche e Hannah Arendt, e i due poeti albanesi Musine Kokalari e Visar Zhiti. Nietzsche, che per Quadarella è “il pensatore per antonomasia”, è stato tradito dalla storia nel momento in cui la sorella ha manomesso i suoi scritti consegnandoli all’ideologia nazista, favorendo, così, il facile travisamento del suo pensiero, a partire dallo stesso concetto di volontà di potenza che è volontà di vivere e non di supremazia della razza, mentre Hannah Arendt è stata la filosofa donna dalla voce scomoda nel paradosso sollevato nel processo ad Eichmann e per la descrizione umana che trapela dai suoi maggiori scritti La banalità del male e Vita Activa.
Musine Kokalari è la poetessa albanese, oggi eroe nazionale, che, dopo aver vissuto nella Roma fascista degli anni ’30, ha attraversato la persecuzione comunista nel paese d’origine ove poi nel 1983 muore per tumore al seno, a seguito dei numerosi rifiuti dei medici per operarla. La sua parola, che è poesia, si annulla per 16 anni in carcere, dopo che le vengono assassinati i due fratelli librai. Dopo la caduta del regime comunista, è il nipote a recuperare il suo corpo, trovandole i polsi legati con il filo di ferro. Altro intellettuale albanese, vivente, è Visar Zhiti, poeta riconosciuto anche da Umberto Eco, ricordato da Quadarella nei versi di Arrivo di Pegaso nella mia cella, scritta negli anni, che sono stai 17, di carcere in cui per sopravvivere ripeteva le sue poesie a memoria: “Mi specchiai negli occhi del cavallo tanto umani. […] Mi scostai per non sembrare selvaggio all’animale”.
Quadarella, che sembra sulla scena un po’ professore, un po’ scenografo, un po’ attore, filosofo, musicista e cantante, tuttavia si definisce “una persona. Sono una persona che legge e credo che oggi manchi l’abitudine alla lettura. Mi considero anche qualcuno che ha la fortuna di dire delle cose in pubblico, grazie al teatro”. Ed è stata particolarmente interessante e chiarificatrice la tavola rotonda che si è tenuta subito dopo l’evento, organizzata in collaborazione con Naxos Legge. Il vero tradimento, secondo Giovanni Raffaele, professore di Storia Moderna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Messina, è segnato dall’incapacità di responsabilità, in una società in cui sono davvero pochi gli intellettuali. Ma il messaggio più forte ed incisivo giunge da Pier Luca Marzo, ricercatore in Sociologia Generale, docente presso il Dipartimento di Scienze Cognitive dell’Università di Messina, che ha evidenziato come il messaggio di Quadarella sia un catalizzatore di segnali allarmanti dell’Occidente. “Il primo vero tradimento è quello della Chiesa nei confronti di Gesù Cristo. Oggi il monoteismo è rappresentato dalla tecnologia che ha provocato il tradimento della conoscenza, insieme alle scuole e all’università, che hanno impoverito la capacità di pensiero non più in grado di favorire la connessione, generando ignoranti eruditi”.
Prossimo appuntamento con “Atto Unico” domenica 10 febbraio con “Caino. Homo necans”, alle ore 18 alla Chiesa S.Maria Alemanna, regia e drammaturgia di Auretta Sterrantino, con Michele Carvello e Giacomo Lisoni, musiche originali di Vincenzo Quadarella, scenografia di Giulia Drogo.
TRADITORI. CONTRO IL MINISTRO DEI TEMPORALI
Con Vincenzo Quadarella – voce narrante e cantautore
Daniele Testa – viola e violino
Allestimento di Valeria Mendolia
Ufficio Stampa Vincenza Di Vita
Fotografo di scena Giuseppe Contarini
QA – QuasiAnonimaProduzioni