Di Clarissa Comunale – Magistrale, emozionante e magico è Norberto Presta nel racconto della vita di Nikolai Bukharin e della sua storia d’amore con la moglie Anna nella pièce “Il beniamino delle farfalle” andato in scena al Teatro Clan Off. Un graditissimo ritorno dell’attore e regista italo-argentino, “cittadino del mondo”, che presta voce e corpo alla storia del bolscevico protagonista della rivoluzione d’Ottobre, uno dei più grandi teorici del materialismo storico e uno dei più grandi nemici del potere che generò quella stessa rivoluzione: il comunismo staliniano, quello stesso che lo aveva designato suo “beniamino”, che lo condannò a morte il 12 marzo del 1938.
Ritrovando le tracce dei testi di Marx a Parigi, Presta ferma il tempo riportando gli spettatori agli anni della nascita del regime dittatoriale comunista, un regime al pari di quello fascista e nazista. È un colloquio intimo quello che Presta intrattiene con lo spettatore coinvolto direttamente nel racconto di Bukharin, parte integrante di quella collezione di farfalle custodita ad Amsterdam quale segnale tangibile di una trasformazione in negativo. Con un incedere lento e denso, quasi fosse un tango argentino, passionale e coinvolgente, Presta restituisce tutte le sfumature di rosso che veste Bukharin: rosso come il sogno comunista, come l’amore per Anna, unico e vivo negli occhi del loro figlio, come il sangue che copiosamente sgorga tra le strade, tra la gente.
In particolare l’amore per Anna, di “fiori e sangue”, è la constatazione per il bolscevico di una vita vissuta superando il destino, che non ha cancellato la sua memoria, rivissuta dalla sua stessa moglie. Un amore che è origine di biblica memoria, un amore che è custode dell’idea della Rivoluzione, un’idea di cui noi stessi siamo ormai ignoranti, in quanto indifferenti e disinteressati all’attuazione della trasformazione. Le rivoluzioni, dunque, dovevano essere farfalle, in grado di trasformare la realtà, triste e povera, in bellezza, libertà e uguaglianza. Ma le farfalle hanno una vita breve e non sono capaci di mangiare; la loro morte precoce rende vano qualsiasi progetto. Il Lepidottero ritorna ad essere un verme, suscitando la fine dell’umanità e, quindi, della storia. Quel rapporto tra gli esseri umani svanisce con l’avvento del regime di Stalin che vanifica tutte le teorie portate avanti durante la rivoluzione russa, tanto da provocare anche la stessa condanna a morte di Bukharin che ammette di aver commesso reati mai fatti, in nome di quella rivoluzione per cui si è speso per tutta la vita. La sua morte, nelle parole di Presta, è il segno della nostra incapacità a voler liberarsi dalla vecchia pelle, rimanendo incastrati, come in loop, dentro la storia della distruzione dell’umanità. L’attimo, però, diventa eterno ora in Bukharin che rievoca la relazione con la moglie Anna, alla quale inviò una lettera nel gennaio del 1938, l’anno della sua esecuzione, giunta soltanto 55 anni dopo, con la promessa di rivederla ancora una volta: “in ogni caso e a prescindere dal verdetto ti verrò a trovare dopo il processo e potrò prendere e baciare le tue mani. Arrivederci amore”. Un amore che sembra quasi essere stilla messianica, rinascita dalle rovine della storia, come le ali spiegate dall’Angelus Novus di Paul Klee. L’immortalità di Bukharin, che non ha ricevuto né funerale, né discorsi, né elogi, vive allora in Anna, unica farfalla che non si è spenta.
Norberto Presta continua la sua presenza nel messinese con lo spettacolo “Famiglia” ai Magazzini del Sale e al Circolo della Lucertola a Barcellona Pozzo di Gotto, per poi dedicare un seminario teatrale dal 28 al 30 gennaio.
IL BENIAMINO DELLE FARFALLE
Di e con Norberto Presta
Regia di Lambert Blum
Ph. G. Contarini