Il laboratorio di partecipazione civica MessinAccomuna intervine sul caso del dirigente Iacomelli, che pur avendo rispettato un “ultimatum” è stato licenziato dal Sindaco Cateno De Luca.
“Lo abbiamo visto mille volte in sei mesi: creare casi per buttare fumo negli occhi e ottenere i risultati che vuole – si legge in una nota – Aveva garantito che entro il 31 ottobre avrebbe svuotato le baracche di Messina (altrimenti giurava che sarebbe andato a casa). Aveva predicato che avrebbe chiuso le partecipate (e invece ne ha fondate altre tre o quattro). Aveva annunciato il “primissimo provvedimento”: il licenziamento di tutti i dirigenti, lasciandone solo quattro (e invece sono tutti lì). Aveva minacciato i vecchietti di Piazza XX Settembre, ma poi era andato con qualche umile (e utile) Consigliere comunale a farsi una briscola con loro. Aveva “ordinato” (in eccesso di potere) di multare gli ambulanti di Ganzirri, rimuovendo il Comandante dei Vigili Urbani (salvo doverlo reintegrare per ordine della Magistratura, e prendersi un caffè con lui). Aveva montato “lacrime e sangue” per poi scoprire che non ce n’era bisogno. Aveva “scoperto” 50 milioni, che però non erano una scoperta. In questi giorni l’ultima grave vicenda, amministrativamente ed erarialmente pericolosa: il licenziamento del DG di Messinaservizi Bene Comune, Aldo Iacomelli”.
Un copione pre-scritto, che ha nel paradosso il suo finale farsesco. Un’emergenza-rifiuti creata non da Iacomelli (anzi, da lui risolta), ma usata come grimaldello per farlo saltare. Un ultimatum di difficile attuazione (entro il 30 novembre ripulire la città), lanciato con la minaccia volgare di “un calcio in c…” nel caso in cui non fosse stato rispettato. Iacomelli, che è un bravissimo direttore generale, competente e stimato in tutta Italia, senza drammatizzare, senza fare selfie su Facebook, senza sbraitare, assume su di sé responsabilità e azioni e ottiene il risultato, con un giorno d’anticipo. Risultato: viene sbattuto fuori. Il metodo: un’indagine non sulle cause del disservizio, ma contro il Direttore, i cui esiti (che dovrebbero essere il motivo del licenziamento) non vengono allegati al verbale delle riunioni di assemblea e cda.
Non c’è che dire: un uomo di parola, De Luca – conclude MessinAccomuna – Anzi, di parole: tante, ma vuote, utili solo a creare confusione, alzare polveroni e perseguire i suoi scopi.
Quando Aldo Iacomelli chiederà il dovuto risarcimento, a pagarlo non dovrà essere la città di Messina, ma il sindaco, gli assessori, il cda che lo hanno licenziato”.
Un copione pre-scritto, che ha nel paradosso il suo finale farsesco. Un’emergenza-rifiuti creata non da Iacomelli (anzi, da lui risolta), ma usata come grimaldello per farlo saltare. Un ultimatum di difficile attuazione (entro il 30 novembre ripulire la città), lanciato con la minaccia volgare di “un calcio in c…” nel caso in cui non fosse stato rispettato. Iacomelli, che è un bravissimo direttore generale, competente e stimato in tutta Italia, senza drammatizzare, senza fare selfie su Facebook, senza sbraitare, assume su di sé responsabilità e azioni e ottiene il risultato, con un giorno d’anticipo. Risultato: viene sbattuto fuori. Il metodo: un’indagine non sulle cause del disservizio, ma contro il Direttore, i cui esiti (che dovrebbero essere il motivo del licenziamento) non vengono allegati al verbale delle riunioni di assemblea e cda.
Non c’è che dire: un uomo di parola, De Luca – conclude MessinAccomuna – Anzi, di parole: tante, ma vuote, utili solo a creare confusione, alzare polveroni e perseguire i suoi scopi.
Quando Aldo Iacomelli chiederà il dovuto risarcimento, a pagarlo non dovrà essere la città di Messina, ma il sindaco, gli assessori, il cda che lo hanno licenziato”.