di Palmira Mancuso – La delibera Salva Messina passa di corsa in Consiglio Comunale: i “numeri” non sono quelli di un dettagliato Piano di Riequilibrio, ma quelli di un’aula che sostanzialmente decreta fiducia incondizionata all’amministrazione De Luca che incassa i voti favorevoli dei consiglieri ad esclusione del Movimento 5 Stelle che, tuttavia, ha garantito “l’agibilità del’aula” con la presenza necessaria al voto legale.
“La città deve essere orgogliosa della concertazione che ci ha consentito di chiudere pagine e aprirne altre – ha detto il sindaco gongolante – e anche l’aula, al di là dei dibattiti aspri, ha colto l’essenza del nostro progetto, ed il nostro progetto è il SalvaMessina, che non solo la salva, ma la farà ripartire dal punto occupazionale e dello sviluppo. Voglio ringraziarvi perchè sono stati mesi duri per tutti. Abbiamo rotto dei tabù, passeremo alla storia e ci passeremo tutti con questo voto“.
Già. Una storia che inizia con la liquidazione dell’Azienda di Trasporti, che poco dopo le 18 è ormai “passata”, con il voto anche del Pd, schizofrenico nel dubitare delle “prove” di un debito che per l’amministrazione compromette il futuro del piano di riequilibrio, salvo poi rispondere con un si unanime accettando per buona la dichiarazione verbale dei revisori dei conti. Tra i banchi un uomo vicino alla dirigenza commenta con esultanza, “uora ni facemu fora a Trischitta”, ma viene bruscamente zittito dal Presidente “zitto che questa è una giornalista”.
Adesso per i messinesi ci sarà tempo 15 anni (cinque sono già trascorsi) per riequilibrare i conti: in sostanza adottando una misura ideata dall’amministrazione Accorinti, con Cuzzola e Signorino in prima linea, e che ha già “salvato” diverse altre città. Ma il probema non è mai stato se si potesse o non potesse spalmare il debito (anche se questa ipotesi era stata bocciata dal precedente consiglio poco prima dela scadenza del mandato) ma come.
Il piano proposto da De Luca è quello della “ruspa”: ridurre a macerie le partecipate e i servizi, per poter creare nuove società, con sottogoverni da poter gestire direttamente. L’Arisma era solo l’inizio: il piano prevede infatti la nascita di altre società che gestiscano servizi fondamentali come i trasporti, i rifiuti, i servizi sociali, il patrimonio.
Soldi soldi soldi, con strategie che adesso andranno al vaglio del Ministero e della Corte dei Conti.
Ecco la diretta del momento del voto che ha decratato la messa in liquidazione di Atm, che abbiamo commentato con il Presidente Pippo Campagna (ormai ex visto l’immediata esecutività):