di Frà Giuseppe Maggiore – dal Vangelo secondo Marco (Mc 13,24-32) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Ricordo il 14 febbraio del 2010 quando il mio paese (San Fratello, ndr) fu colpito dalla frana: tutta la popolazione in fuga mentre il suolo si squarciava e il cielo continuava a gettare acqua a secchiate. Smarrimento, paura, angoscia, incertezza? Forse inizialmente sì ma poi un gruppo di giovani entrarono nella chiesa dedicata a San Nicola di Bari ormai aperta da tutti i lati e presero il Crocifisso e altri santi per metterli al sicuro. Giorni dopo ripresero il Crocifisso della vecchia Chiesa Madre abbattuta dalla frana del 1922 e con molta fede e devozione invocarono il Suo aiuto facendogli visitare i luoghi del disastro. In quel momento di tribolazione c’era la consapevolezza che il Signore era vicino, era presente.
Quel legno della Croce tenero come il legno di quel fico che mette germogli.
Se ci guardiamo attorno ci accorgiamo che c’è un mondo che sta crollando. E con questa parola intendo tante cose. C’è una civiltà occidentale che sta crollando, c’è una immagine di chiesa che sta crollando, c’è un equilibrio climatico (anche se qualcuno asserisce che è una bufala) che sta crollando, ci sono delle certezze umane che vanno in frantumi.
Come vivere senza lasciarci sopraffare dalla sfiducia, dalla confusione, dalla grande agitazione che circola tra noi?
La risposta è: vivi nel Signore il presente.
Vivi la sua Parola che non passa, vivi le relazioni, in maniera autentica, vivi la vita come dono… Vivi di Cristo e non seguendo chi semina zizzania e odio.
Gesù non ama la paura (la sua umanissima pedagogia è semplice: non avere paura, non fare paura, liberare dalla paura), vuole raccontare non la fine, ma il fine della storia: Dio è vicino, è qui.
Come scriveva Cesare Pavese, vivere è bello perché vivere è ricominciare: sempre, ad ogni istante.
Non dobbiamo e non possiamo fermarci davanti a nulla e nessuno, dobbiamo essere portatori di speranza di un giorno nuovo.
Gesù ci esorta ad imparare dal fico.
Imparare dal fico vuol dire imparare dalle cose di casa, cioè essere persone umanissime che parlano un linguaggio umanissimo; come Gesù, che ha vissuto fino in fondo la profondità dell’esperienza umana.
Da una gemma impariamo il futuro di Dio: che sta alla porta, e bussa; viene non come un dito puntato, ma come un abbraccio; non portando un’accusa ma un germogliare di vita.
Per noi cristiani il futuro non è un enigma misterioso che mette paura, o qualcosa da prevedere magari leggendo l’oroscopo o consultando gli indovini…
Per noi il futuro è Cristo, colui che è venuto, che viene e che verrà, cioè ritornerà. Questa è la certezza della nostra fede riguardo al futuro: Ritornerà!