Di Clarissa Comunale – Quando nel bel mezzo del mare in tempesta si comincia a barcollare vanificano tutte le nostre certezze e la vita, come una nave, cavalca le onde fino a sprofondare.
È la vita di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, nello straordinario testo di Alessandro Baricco, ad essere raccontata da Francesco Biolchini per il terzo appuntamento della stagione “Radici per restare” del Teatro dei 3 Mestieri, con una produzione di Maneggiare con Cura.
Un monologo, quello scritto da Baricco nel 1994, per l’attore Eugenio Allegri ed il regista Gabriele Vacis, che “sta in bilico tra una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce”. Nella nave da crociera “Virginian”, che strizza l’occhio al Titanic, scorre veloce una vita americana oceanica parallela al mondo della terraferma degli anni ’20/30. Mentre la realtà traballa, scossa dalla crisi economica e dai nuovi nazionalismi, sul “Virginian” gli uomini, dai ricchi ai più poveri, fino ai migranti, un melting pot di umanità dimentica a suon di jazz la precarietà del mondo. Dondolare, lasciarsi guidare dalle onde, vivere lontano dal tempo e dallo spazio sono le condizioni di chi sceglie di abbandonare la terraferma, accettando la condizione di non poter scendere dall’oceano.
È un cinico marinaio, Danny Boodman, a trovare in una scatola di cartone con la scritta “T.D. Lemon”, nel marzo 1900, un cucciolo di uomo senza nome, senza patria, senza identità. Farà subito parte dell’equipaggio il piccolo Danny Boodman T. D. Lemon Novecento, in onore dell’anno di ritrovamento che inaugura un nuovo secolo, che sbalordisce tutti quando le sue dita cominciano a scivolare sul piano fino a diventare il più grande pianista dell’oceano, capace di suonare “note normali” davanti all’élite e note di un altro mondo davanti ai migranti. L’amicizia con il trombettista della band di bordo diventa un incontro di anime, le cui storie si intrecciano e il cui viaggio li porta a vedere il mondo dall’oceano. La felicità si racchiude in un sorriso, in una storia, nelle storie dei luoghi che Danny Boodman T. D. Lemon descriveva con precisione chirurgica perché era stato in grado di ascoltare la gente e di vedere il mondo attraverso i loro occhi. Suonare soltanto quando “le luci della terraferma sono solo un ricordo o una speranza”, diventa quel gesto sacro con cui, con una semplice sigaretta spenta, il pianista sull’oceano vince il duello con Jelly Roll, “l’inventore del jazz”. Novecento è l’emblema non solo di un secolo, ma dell’immensità della vita, che sosta tra il secondo ed il terzo gradino, da cui la Terra non sembra troppo grande, ma troppo vasta per raccogliere troppe scelte, troppa gente e troppe (im)possibilità. Mentre nel mondo imperversa la seconda guerra mondiale e il “Virginian” diventa una nave pronta ad esplodere in pieno oceano, Novecento rimane nell’immaginario del suo amico trombettista come colui che è stato capace di non toccare mai la terraferma, sopravvivendo incantando i suoi desideri: la rabbia, la gioia, la musica che ancora risuona tra le onde ed oggi, forse, avremmo tutti bisogno di più note nell’aria.
Francesco Biolchini con pochi strumenti (un manichino, delle valige, un pianoforte stilizzato) rimette magistralmente questo incanto al pubblico, con poesia ed ironia, con intelligenza e passione, per uno spettacolo che conferma anche il successo del cartellone del Teatro dei 3 Mestieri, i cui direttori, Stefano Cutrupi e Angelo Di Mattia, hanno il merito di aver costruito una stagione teatrale che fino ad ora soddisfa tutte le aspettative.
Home Cultura e spettacolo “Novecento”, l’incanto dei desideri del pianista sull’oceano nel testo di Alessandro Baricco