di Giulia Carmen Fasolo – “Nel momento che si minaccia e aggredisce chi sta svolgendo il proprio lavoro nella propria città, credo che si possa parlare di attacco alla comunità intera”. Queste alcune delle parole adoperate da Pietro Carbone, titolare nell’ex pescheria di Barcellona Pozzo di Gotto del locale “Perditempo”, per raccontare l’aggressione di cui è stato vittima insieme ad alcuni suoi collaboratori ieri sera.
Lui stesso, attraverso la pagina facebook della sua attività, ne racconta le dinamiche anticipando la chiusura per il fine settimana come gesto di protesta: “Il Perditempo oggi resta chiuso e così sarà anche domani. Il motivo di questa chiusura – scrive Carbone – è un’aggressione avvenuta contro la mia persona a livello fisico, con schiaffi e calci e ai ragazzi che lavoravano attraverso delle minacce”. Semmai ci fosse una motivazione plausibile per far scatenare la violenza, quella sottesa al gesto di ieri sera è aberrante: “La causa scaturente – dichiara Carbone – è stata la mia richiesta di essere pagato delle cose già consumate in caso volessero continuare”.
La scelta di chiudere è in realtà un atto di protesta, perché l’aggressione non viene considerata come fatto personale, ma un gesto compiuto contro la parte sana della città. Pietro Carbone ricorda di essere “nato e cresciuto a Barcellona Pozzo di Gotto”, di conoscerne bene il tessuto sociale e per tale ragione di non essere affatto sorpreso dell’accaduto. Addirittura, definisce l’accaduto come “cose già viste, più e più volte in passato”. Proprio su questo punto ritiene che sia il nodo del problema: “mi vorrei sorprendere, mi devo sorprendere – scrive Carbone – non voglio che quella sia normalità, non più. Basta indifferenza e soprattutto basta rassegnazione, le cose se sono state sempre così non è detto che non possano cambiare”.
E contro un certo immobilismo, per quanto alcune cose siano cambiate, fa appello a tutti, affinché il “passo successivo” a quello della magistratura sia fatto dalla società che intende definirsi civile. Dunque, il Perditempo chiuderà la propria saracinesca sabato e domenica, ma “per protesta e non per rassegnazione”. Martedì tornerà ad accogliere le persone come ha sempre fatto in questi anni di lavoro per la città.
Pietro Carbone conclude con una certezza: “Se riusciremo a cambiare questo tipo di mentalità, se potremo continuare a lavorare con il sorriso, la serranda resterà aperta, ma se mai dovessimo restare sconfitti dalla rassegnazione generale, il futuro sarà una serranda chiusa per tutta la città”.
Dopo il suo post, pubblicato questa mattina, è stato raggiunto da ondate di solidarietà: associazioni, attività commerciali della movida e singole persone si sono strette attorno al Perditempo a testimonianza che la parte sana di Barcellona Pozzo di Gotto non vuole piegarsi, per quanto residente in una città lontana da quella bellezza millantata da una fascia di popolazione che chiude gli occhi, la bocca e le orecchie su certe mafie.
I movimenti civili presenti in città e i principali luoghi di aggregazione si sono dati appuntamento per domenica 11 novembre, proprio di fronte al Perditempo, per un raduno che avrà inizio alle 18,00 e che ha tutta l’intenzione di dimostrare ai violenti e a coloro che un’alternativa non la coltivano, che esiste un fronte comune, che è quello della resistenza alle mafie, che non arretrerà di un passo.
La Redazione di MessinaOra.it esprime solidarietà e sostegno a Pietro Carbone, ai suoi collaboratori e a quanti ogni giorno tengono la schiena dritta e la testa alta.