Quali responsabilità hanno avuto nel depistaggio i magistrati che si sono occupati della gestione del falso collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino, che portò al depistaggio sulla strage di Via D’amelio? A valutare sarà la Procura di Messina, guidata da Maurizio De Lucia, alla quale la procura di Caltanissetta ha trasmesso gli atti riguardanti la sentenza Borsellino quater.
La notizia è confermata dal procuratore Amedeo Bertone, che su Gazzetta del Sud dichiara: “Circa una ventina di giorni fa abbiamo trasmesso alla Procura di Messina gli atti che riguardano i magistrati che hanno indagato sulla strage e dai quali sono scaturiti dal primo al terzo processo sull’attentato di Via d’Amelio.”
Si tratta di valutazioni sui magistrati allora coordinati da Giovanni Tinebra, successivamente deceduto. Una inchiesta complessa di cui si sono occupati anche l’attuale avvocato generale di Palermo Annamaria Palma, il sostituto della direzione nazionale antimafia Nino Di Matteo e l’attuale procuratore aggiunto di Catania Carmelo Petrali.
Ci fù poi un quarto processo sulla strage, scaturito dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, che portò ad una svolta nelle indagini.
Tre giorni fa si è aperto a Caltanissetta il processo contro i tre poliziotti accusati di calunnia in concorso, con l’aggravante di aver agevolato Cosa Nostra: Mario Bo, Michle Ribaudo e Maurizio Mattei secondo l’accusa nissena avrebbero infatti manovrato le dichiarazioni rese dal falso pentito Scarantino, costringendolo a fare nomi di persone innocenti.
Contro i poliziotti ha chiesto di costituirsi parte civile anche il Ministero dell’Interno, con un risarcimento da 60 milioni di euro per il danno d’immagine.
A squarciare il silenzio sulle indagii deviate è stata Fiammetta Borsellino, chiamando in causa i magistrati che gestirono l’inchiesta. Una denuncia raccolta dal procuratore nisseno Gabriele Paci, che disse come “il processo Borsellino quater fa affiorare il corto circuito del sistema giudiziario. E’ successo qualcosa di gravissimo. Due sentenze passate in giudicato hanno emesso, sulla base di false prove, la condanna di persone che non avevano commesso la strage. Se perdiamo questa occasione e facciamo finta di nulla, perdiamo un’occasione seria per meditare sui nostri errori”.