di Annamaria Raffa* – “Per prima vennero a chiudere “La Casa di Vincenzo”, ma non me ne importava, non ero un barbone io, nè ci lavoravo con il barboni…io. Poi fu la volta di “Casa Serena”*, ma non mi preoccupai, non ero ancora anziana, nè ci lavoravo con gli anziani..io. Successivamente fu la volta dei servizi domiciliari***, non mi interessò, non ne usufruivo nè ci lavoravo “.
Le motivazioni sono sempre le stesse, spreco, malaffare e clientelismo: nell’epoca delle grandi purghe nessuno sembra salvarsi, nè pubblico, nè privato, nè partecipate, nè associazionismo, dall’attacchino al massimo dirigente. Tuona come all’arrivo del temporale il censore, addita, minaccia e censura, incurante della trave del doppio incarico che percia il suo occhio, del resto anche ai tempi del nazismo c’era gente capace di dichiarare che l’olivastro dittatore fosse alto biondo e con gli occhi azzurri. Poco importa se il giorno successivo sconfessi il precedente, in cinque mesi la carne al fuoco l’ha messa tutta, e di fumo ancor di più, con il solo scopo di bruciarla sembrerebbe; chi l’ha votato però, lo ha fatto sindaco, non commissario liquidatore del comune: da i rifiuti, al default, alle baracche, ai trasporti, ai servizi sociali, non ha tralasciato nulla, perchè è ” sempre sul pezzo”, ma il pezzo minaccia di lanciarcelo contro in uno stucchevole balletto delle dimissioni.
“Queste provocazioni sono fatte in modo da creare fronti opposti e chiamate alle armi, creando un interesse positivo o negativo attorno a una persona che è sempre lui. E’ un gioco facile che ha un solo vincitore e noi degli sconfitti. La ricetta per un politico senza scrupoli è semplice: alzare i toni, parlare sempre di temi divisivi, irridere gli avversari stimolandone la rabbia..(..), oltre che chiamare ovviamente gli adepti in sua difesa. Il tutto in un vortice parossistico di scontro che non da tregua, in cui il tema principale diventa la vittoria o la sconfitta, come una partita di calcio che fa dimenticare i problemi veri”. Così scrive Pietro Lavore del Movimento di Arturo in riferimento al Ministro dell’Interno: così fa il nostro primo cittadino usando anche l’arma delle dimissioni, termometro costante del suo consenso elettorale.
Come in un arena, la folla si esalta e partecipa agli interminabili comizi del censore, persino gli stessi lavoratori dei servizi incriminati rispondono con osanna alle sue oramai quotidiane mitragliate: evidentemente convinti che quando parli di inefficienza e incompetenza nei servizi in cui lavorano, da 10, 20 e anche 30 anni, faccia riferimento all’odioso collega, di certo non a lui. Quanto e chi pagherà il prezzo della bonifica non è chiaro, promette lacrime e sangue, ma ciascuno è convinto non tocchi a lui pagarne il peso: ben ci sta, se per la precedente amministrazione il nostro peccato più grande era l’inciviltà, cinque anni dopo ci svegliamo tutti ladri e corrotti; negli anni precedenti però il dibattito era ben vivo e acceso, adesso tace il consiglio comunale, tacciono le associazioni dei cittadini, tace il volontariato, tace o quasi la stampa.
“Alla fine vennero a prendere anche me, ma non era più rimasto nessuno che potesse anche solo vedere…e nessuno neanche lo seppe. ”
* Tecnicamente “La casa di Vincenzo” è mezza chiusa (sebbene una delibera della Giunta Comunale indica che il Dipartimento non prevede alcun futuro utilizzo sociale dei locali) perchè una parte degli ospiti più “vivaci” sono risultati incollocabili in altre strutture: seppur “blasonati”, i precedenti gestori, erano disposti come pochi a sporcarsi le mani;
**Tecnicamente “Casa Serena”, dovrebbe chiudere il 31 dicembre venturo. La storia ci insegna che la struttura è, usando un eufemismo, dura a morire: il 31 dicembre del 2012 fu la mistica apparizione del Governatore Crocetta, ancora in odor di santità, che forse si o forse no ne cambiò il destino.
* Dichiarazioni riportate senza contradditorio, abbastanza confutabili per chi abbia una minima esperienza di organizzazione di servizi così articolati e territorio così vasto.
*(lavoratrice dei servizi sociali di Messina)