Annullato dalla V sezione penale della Cassazione il sequestro per circa 450 milioni di euro nel 2011 colpì il patrimonio degli imprenditori ittici ed edili Sarino Bonaffini e Domenico Chiofalo.
Si tratta del più grande sequestro patrimoniale mai effettuato in città tra beni mobili e immobili, soprattutto case e appartementi.
I giudici della Cassazione hanno accolto i ricorsi della difesa, secondo cui non ci sarebbero i presupposti del sequestro, ovvero la pericolosità sociale degli indagati e la sproporzione tra i redditi dichiarati annualmente e il patrimonio posseduto, decidendo quindi per un nuovo esame da parte della Corte di Apello di Messina.
Ricordiamo che il sequestro è nato dopo anni di indagini ed intercettazioni telefoniche nell’ambito dell’inchiesta sul clan Mangialupi, di cui si sarebbero riciclati i proventi delle attività illecite. A raccontare ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia dei legami tra Bonaffini e il boss di Mangialupi Alfredo Trovato, il collaboratore di giustizia Salvatore Centorrino.
La confisca riguardava 430 unità immobiliari tra Messina, Spadafaora, Giardini Naxos, San Pier Niceto e Nizza di Sicilia, 9 società e relativi patrimoni aziendali, costituiti da ristoranti, un complesso edilizio in costruzione, mercati e allevamenti ittici; una flotta di 6 pescherecci, 3 yatch di lusso, 26 mezzi pesanti, 13 autovetture e centinaia di rapporti bancari accesi in 11 istituti di credito.