Il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, con una nota del 9 ottobre scorso, ha deciso il trasferimento dei migranti ancora ospiti nello Sprar gestito dal Comune calabrese.
Il ministero contesta quegli strumenti che hanno fatto di Riace un modello di riferimento nel mondo, i bonus e le borse lavoro, ma soprattutto l’accoglienza dei lungopermanenti, cioè quei richiedenti asilo in condizioni di vulnerabilità che vengono ospitati anche oltre il termine previsto dal progetto Sprar: donne con figli a carico, anziani, malati che dopo anni di integrazione sibiscono una vera e propria deportazione.
Riace deve sparie, tornare ad essere il borgo fantasma che il “modello” nato dall’utopia di Mimmo Lucano aveva fatto conoscere al mondo: i migranti di Riace verranno trasferiti già dalla settimana prossima, e nel giro di un mese dovrebbero essere ricollocati in altri centri
Fonti del Viminale spiegano che in generale i progetti Sprar vengono rinnovati ogni tre anni: nel caso di Riace si parla del triennio 2017-2019, ma già dall’estate scorsa il Viminale aveva bloccato alcuni pagamenti per anomalie nella documentazione presentata dall’amministrazione locale. Nel 2018 il comune di Riace non ha ricevuto fondi e il 30 luglio scorso il sindaco era stato avvisato della revoca dei finanziamenti, contro cui aveva inizato uno sciopero della fame.
Il coordinamento delle operazioni è affidata al Servizio Centrale, ufficio istituito dall’Anci (in base a una convenzione con il Viminale) e che gestisce la rete Sprar. Si sottolinea che la convenzione del ministero con Anci, l’approvazione del progetto Sprar a Riace e i primi stop ai finanziamenti per presunte irregolarità si riferiscono a gestioni precedenti all’arrivo di Matteo Salvini al ministero.
Lucano, il primo cittadino di Riace ai domiciliari, ha reagito così alla circolare ministeriale: “Vogliono soltanto distruggerci. Nei nostri confronti è in atto ormai un vero e proprio tiro incrociato. I nostri legali, comunque, stanno già predisponendo un ricorso al Tar contro la decisione del Viminale”. Prende posizione anche il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio: “È una decisione assurda ed ingiustificata. Mi auguro che dietro tale decisione non si celi l’obiettivo di cancellare una esperienza di accoglienza, estremamente positiva, il cui riconoscimento ed apprezzamento è largamente riconosciuto anche a livello internazionale. Chiedo al ministro dell’Interno di rivedere questa decisione”. (Pal.Ma)