di Marina Pagliaro – Non sono bastate dodici ore di riunione informale per discutere tutti i punti del Salva Messina, il documento proposto dal Sindaco Cateno De Luca per stabilire se dichiarare il dissesto del comune o se, anche a costo di grandi sacrifici per la città, votare in aula la rimodulazione del piano di riequilibrio a vent’anni. Martedì dalle 15 in poi riprenderà infatti il dibattito in aula sulla bozza di poche ma dense pagine che il primo cittadino ha sottoposto ieri al parere dei consiglieri. Il documento si articola di tre parti: i principi generali, i provvedimenti con effetti diretti sul piano di riequilibrio e i provvedimenti di supporto al piano.
Il secondo e il terzo capitolo condensano le proposte che l’Amministrazione De Luca intende portare avanti per riuscire a evitare il default. Sono circa cinquecento, infatti, le delibere che dovranno essere votate prima del 23 novembre, data limite per votare il riequilibrio. La distanza più evidente rispetto al passato si denota nella possibilità sempre più reale di privatizzare le società partecipate e, in maniera particolare, l’ATM per evitare un ulteriore aggravio fiscale sulle casse del comune. La situazione economica dell’azienda di trasporto pubblico messinese è stata oggetto della maggior parte della riunione pomeridiana di ieri. A partecipare ai lavori dell’aula, infatti, anche i CdA delle partecipate che hanno risposto a tutte le domande dei consiglieri.
Ma fra i provvedimenti più drastici che la giunta intende portare avanti anche quella legata ai tagli nel settore dei servizi sociali, che dopo i debiti fuori bilancio e il costo dei dipendenti del palazzo, sono il terzo capitolo di spesa più alto per il comune. Gli investimenti nel settore subiranno una riduzione del 50% ossia concretamente oltre 10 milioni di euro in meno di contributi che – ha rassicurato il primo cittadino – potrebbero essere anche minori una volta risistemato l’equilibrio finanziario del palazzo. Ma sarà anche una lotta per la riscossione dei tributi, una revisione di tutto il personale – non soltanto di Palazzo Zanca ma anche delle partecipate – e una radicale verifica del lavoro effettuato dai dipartimenti per velocizzare tutte le attività arretrate.
La situazione finanziaria a rischio del Comune di Messina è stata esposta già da De Luca in varie occasioni, prima fra tutte alla città intera in occasione del comizio di inizio mandato che il primo cittadino ha tenuto domenica scorsa. Adesso, però, dovrà essere il consiglio comunale a decidere se assumersi le responsabilità di un piano che da un lato potrebbe “salvare Messina” ma dall’altro costringerla a numerosi sacrifici. E questo sarà un passo decisivo non soltanto perché i consiglieri dovranno votare le delibere che durante le prossime settimane si susseguiranno sul tavolo di ogni gruppo, ma anche perché questo sarà il primo banco di prova di un civico consesso che adesso gioca la partita della sua stabilità e tenuta. Cateno De Luca, infatti, non ha ancora sciolto le riserve rispetto al suo futuro e resta ancora un sindaco dimissionario che ha fissato al 15 ottobre l’ultimo giorno utile per stabilire se proseguire nel suo mandato o deporre le armi.
Ecco la bozza del “Salva Messina”.