di Marina Pagliaro – Sulle dimissioni di Cateno De Luca continua ad aleggiare un velo di mistero. Nemmeno durante le quasi quattro ore di comizio il primo cittadino ha sciolto le riserve riguardo una questione su cui si interrogano sostenitori e non che oggi hanno riempito Piazza Municipio per capir di più e in anticipo sul futuro del primo cittadino. Intanto con il suo “gioco al rialzo dell’asticella” nei confronti del consiglio comunale i primi vantaggi il sindaco li ha avuti. Oltre a una piazza gremita che ha manifestato il suo appoggio all’attuale amministrazione resistendo fino a tarda sera, Cateno De Luca ha fatto anche jackpot di riunioni consiliari ottenendo la convocazione di ben due consigli comunali da parte del presidente Claudio Cardile – oltre alla prossima di mercoledì per discutere del regolamento comunale – per esporre ai consiglieri la relazione di inizio mandato e per discutere delle procedure del “Salva Messina” il programma d’azione che De Luca intende consegnare alla città “si vedrà se come testamento o come impegno – ha spiegato”.
Aprendo il suo comizio scomodando Wiliam Shakespeare e il celebre Amleto di “essere o non essere” Cateno De Luca, accompagnato dalla moglie e dalla sua Giunta, è stato introdotto dalla parodia messa in scena dagli attori Gianmarco Orlando, Damiano Venuto e Giovanni Crisafulli. Il comizio iniziale/finale ha toccato tanti dei punti principali su cui ha impostato durante i primi cento giorni la sua azione amministrativa. “Noi abbiamo la fretta di cancellare il malgoverno della città – ha spiegato – Ma intanto è bene chiarire che la giunta è l’esecutivo e da i tempi perché è eletta dal popolo. La burocrazia è l’altro pilastro e comprende impiegati comunali e dirigenti che ancora si sentono padroni. Poi ci sono le società partecipate che sono le braccia operative del Palazzo Municipale e devono rispondere agli ordini del palazzo ma ancora non lo hanno fatto. Infine il consiglio comunale controlla l’esecutivo, suggerisce ma di certo non deve condizionare i tempi della Giunta e del Sindaco: ognuno deve stare al suo posto“.
Dopo aver sviscerato la sua teoria dei poteri, non senza lanciare diverse frecciate alle vecchie amministrazioni che hanno accumulato “oltre 250 delibere che il consiglio non ha mai approvato – ha detto”, De Luca dà un colpo al cerchio e uno alla botte, come è nel suo stile da quando è in carica. “Quando i consiglieri approvano le delibere fanno il loro dovere – sottolinea – Ci dobbiamo paragonare al meglio non al passato che è stato il peggio e per questo ho iniziato la rincorsa ad alzare l’asticella: sempre più qualità, sempre più velocità. Se ci volete stare andate avanti, sennò andiamo tutti a casa: è un consiglio comunale in cui ogni singola persona è in gamba, ma in branco si muovono male e a volte nemmeno io li capisco”. Annuncia già che saranno cinquecento le delibere che l’attuale consiglio comunale dovrà affrontare prima di capire se dichiarare il dissesto. Entro i prossimi 47 giorni infatti bisognerà votare il piano di riequilibrio e tanti sono gli atti propedeutici prima del verdetto dell’aula. “Se questi atti saranno votati bene – dice lapidario – Sennò non ne facciamo riequilibrio: io atti fasulli non ne firmo”.
Ribadendo questa volta davanti ai cittadini quelli che erano tutti i suoi dubbi legati al bilancio del 2018 mutuato dall’Amministrazione Accorinti che tuttavia lo stesso Cateno De Luca ha portato in aula e votato con qualche emendamento che non ne ha cambiato la sostanza politica, è sulla questione ATM che il primo cittadino si concentra per oltre un’ora analizzando, delibera dopo delibera, atto dopo atto, la situazione di una azienda che sembra essere sempre sull’orlo del precipizio. “L’atm va chiusa – tuona dal palco sotto la Statua dei Caduti della piazza – Rimane l’unica azienda speciale d’Italia perché non viene approvato un bilancio dal 2002″. Per De Luca il principale responsabile di una politica aziendale che ha speso senza poter disporre dei finanziamenti adeguati è stato l’ex direttore generale Giovanni Foti. Imposto dalla partnership con il Gruppo torinese trasporti, l’ex dg dell’azienda è rientrato in una serie di assunzioni che sono state fatte senza il rispetto della legge: “queste cose nella pubblica amministrazione non devono esistere: si entra per concorso non per calci in culo – urla alla piazza suscitando l’ira degli autisti interinali di ATM che, in prima fila ad ascoltare il discorso del sindaco, spiegano di essere stati, invece, assunti secondo quanto stabilito dalla legge. A quel punto De Luca ha anche richiesto l’intervento della Polizia e della Digos per “individuare chi disturba il comizio e procedere alle denunce del caso – ha implorato”.
Esaminate le falle del bilancio del Comune di Messina che produce per il 22,98% debiti fuori bilancio e per il 19.40% affronta costi del personale è su questi ultimi che De Luca si concentra fra aneddoti e resoconti della sua attività. La guerra agli attacchini perduti di Palazzo Zanca è ben nota insieme a quella per il distributore del caffè che il sindaco si è fatto installare accanto alla sua stanza. “I sindacati dicono che faccio macelleria sociale – ha detto – Ma chi prende uno stipendio e non fa niente è un ladro. Se avessi dovuto aspettare i dipendenti del mio gabinetto avrei avuto il distribuire a settembre: con una telefonata me lo hanno messo in 24 ore”. Morale della favola? “Questo palazzo fa pagare il pizzo legalizzato alla comunità – ha tuonato – Ma come vi trattano questi dirigenti? Vergogna!”. Dirigenti che, De Luca, ha ridotto da ventitré a dodici e, ha annunciato: “non è detto che non diventeranno otto se non lavorano quelli rimasti: voglio essere orgoglioso dei miei colleghi”.
Larga attenzione è stata dedicata poi poi al numero di figure A e figure B dipendenti del Comune. Ci sono nel personale organico di Palazzo Zanca 5 autisti per gli scuolabus, ma il comune non dispone dei mezzi. Ci sono 84 addetti alla registrazione dei dati (ad es.: le multe) ma ne basterebbero 15. Ci sono 26 autisti di mezzi pesanti, ma non i camion del Palazzo. Continua a persistere il problema della mancanza di un inventario del comune perché i software non sono uguali per tutti i dipendenti. E tante anche le figure la cui mansione non è chiara: 2 operatori sala macchina, 5 operatori grafici editoriali, 2 preparatori obitorio. Ma anche diversi impiegati che svolgono mansioni che, raffrontate al quadro della città, lasciano pensare che il lavoro non venga svolto fino in fondo. “55 addetti alla manutenzione ordinaria chi sono? – spiega De Luca – I custodi che aprono, scompaiono e richiudono? E i 10 addetti al verde e ai giardini? Dove sono?”. Annunciando che nel caso in cui dovesse ritirare le sue dimissioni passerà a controllare il lavoro svolto ufficio per ufficio Cateno De Luca passa alla disamina del piano di riequilibrio avviato nel 2013 e analizzabile nel periodo che va dal 2014 al 2017.
“Sono stati accantonati soltanto 37 milioni di euro mentre dovevano esserci nelle casse di Palazzo Zanca 89 milioni di euro: che fine hanno fatto i 52 milioni di euro? – spiega De Luca – Guido Signorino li giustifica parlando di contributi in meno provenienti da stato e regione ma nel corso degli anni sono stati erogati 11 milioni di euro, e gli altri?”. De Luca ha già richiesto a ogni dirigente di spiegare perché il riequilibrio non è riuscito a produrre i risultati sperati. Ma la falla principale per lui è stata l’assenza di verifica semestrale sull’operato di ogni ufficio innanzitutto e poi l’aver messo nel piano la previsione di rendita immobiliare che non era possibile inserire perché era cambiata la legge, con conseguente perdita di 23 milioni di euro, il non aver fatto partire la riforma del catasto con la conseguenza mancanza di 30 milioni di euro e infine i trasferimenti dell’AMAM (perdita di 23 milioni di euro in meno) e dell’ATM (perdita di 31 milioni di euro). “Ecco il risultato degli scienziati esperti in economia che si sono succeduti a Messina – ha commentato De Luca- L’hanno colonizzata e poi le hanno dato il De profundis“.
Conclude parlando dei sindacati, con cui il rapporto è stato controverso sin dall’inizio del suo mandato. E, dopo essersi concentrato nello specifico sul suo rapporto difficile con la SilPol, sindacato della Municipale, che De Luca ha riformato per “garantire autorevolezza alla città – ha detto – che deve passare prima di tutto per il corpo dei Vigili urbani”, il primo cittadino ha dato nuovamente appuntamento ala piazza per domenica prossima alle 18 quando spiegherà il suo “Salva Messina” a tutti i cittadini. Alla domanda “Devo restare o no?” lanciata dal sindaco ai presenti, De Luca avvisa che accetterà le richieste del Presidente del Consiglio comunale e, lasciando in forse l’attendibilità della sua seconda minaccia di dimissioni, ha concluso ringraziando il pubblico per la fiducia riposta nell’attuale amministrazione.