Un record di cui non andare fieri quello che vede la Sicilia svettare in Italia per reati ambientali, preceduta solo dalla Campania. Se ne è parlato ieri a Palermo, ai Cantieri Culturali alla Zisa, dove anche quest’anno sono stati ufficiliazzati i dati del Report Ecomafie 2018 di Legambiente.
La metà dei reati sono stati scoperti nelle quattro regioni “a tradizionale insediamento mafioso”, oltre a Sicilia e Campania, la Puglia e la Calabria. Nel 2017 quelli accertati sono stati 30.692 con un incremento del 18,6 per cento rispetto all’anno precedente. Una media di 84 al giorno, più o meno 3,5 ogni ora. Illeciti in vari settori e tutti in aumento, un dato che cresce grazie ai maggiori controlli che permettono di individuarne più che in passato.
Il rapporto “Ecomafia 2018” è stato dedicato alla memoria di Tiziano Granata, appassionato legambientino, poliziotto competente e coraggioso, infaticabile combattente per la legalità.
Ad intervenire all’iniziativa organizzata a Palermo da Legambiente sul report ecomafia 2018 anche il presidente della commissione regionale Antimafia, Claudio Fava che ha dichiarato come “la commissione si sta occupando dei dati sull’emergenza rifiuti, vogliamo capire come sia stato possibile tollerare lo svuotamento delle funzioni amministrative delegando le decisioni politiche a soggetti privati”. “La permeabilità del sistema politico e amministrativo – ha aggiunto – ha creato le condizioni migliori per il disastro attuale ed ha favorito interessi criminali”.
Presenti anche il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna; l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso; il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.
Nel corso dei lavori è stato consegnato il Premio nazionale “Ambiente e Legalità” a Renato Panvino, capo centro della Direzione Investiga Antimafia (DIA) per l’inchiesta “Garbage Affair”, operazione sulla gestione dei rifiuti nel Comune di Catania, che coinvolge imprenditori e funzionari pubblici accusati di corruzione.