Associazione mafiosa, concorso esterno, estorsioni: un territorio sotto scacco quello di Barcellona Pozzo di Gotto, dove si sono concluse le indagini sull’ultima “generazione” della “famiglia barcellonese” che dal 2013, dopo la cattura dei vecchi boss ha preso in mano l’organizzazione mafiosa. Quarantatrè persone individuate nell’inchiesta Gotha 7, che ieri hanno ricevuto l’avviso di garanzia da parte dei magistrati della procura distrettuale antimafia di Messina, Vito Di Giorgio, Fabrizio Monaco e Francesco Massara, a conclusione dell’indagine.
Tra i coivolti anche l’esecutore materiale dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano, in carcere dal 28 aprile del 2006, la cui famiglia era sostenuta attraverso la riscossione del pizzo affidata a Giuseppe Antonio Impalà, di San Filippo del Mela, che agiva per conto di Ottavio Imbesi e che dagli inquirenti è risultato il più attivo tra gli estortori.
Un “pizzo” che pagavano tutti nel comprensorio barcellonese: dagli allevamenti avicli, alle più note profumerie della città, senza escludere i grossisti della frutta. Dalle indagini è infatti emerso che, ad esempio, il titolare della “Oreto srl”, era costretto a pagare mille euro per le tre più importanti festività dell’anno, ovvero Natale, Pasqua e Ferragosto.
Inoltre, oggetto delle estorsioni, talvolta, non era il solo “pizzo” ma anche quello di subentrare nei lavori pubblici, imponendo agli imprenditori titolari degli appalti, il sub-appalto in favore delle ditte controllate dagli esponenti dell’associazione.
Gli indagati adesso hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati dagli inquirenti.
Intanto, rispetto alla comprensione del fenomeno mafiosso barcellonese, altri elementi potranno essere aggiunti dall’ultimo pentito, coinvolto nel blitz Gotha7 ma che da agosto collabora con i magistrati: si tratta di Aurelio Micale, uno spietato sicario, conosciuto dai “suoi” col soprannome di “Chiocchio”, ristretto al 41 bis nel carcere di Novara. (pal.ma)
(nella foto il giorno della conferenza stampa nell’aula magna del Tribunale di Messina)