di Fra Giuseppe Maggiore – Nel 1989 una suora domandò a me ancora ragazzo e ai miei amici “ nella tua vita hai mai incontrato il Signore?” Ci sono vari modi di incontrare Dio poi sta a noi accettare la sua amicizia o meno. Si potrebbe pensare che per un religioso o un prete sia scontato essere amico di Dio e accettarlo nella propria vita, vi assicuro che scontato non è, perché nella vita non bisogna mai dare nulla per scontato. Come non è scontato che alla scoperta di una malattia grave che può cambiare la tua vita o magari togliertela, un ragazzo di ventitré anni si affidi principalmente a Cristo instaurando con Lui una vera amicizia sentendo l’esigenza di incontralo, di vivere per Lui e con Lui in ogni cosa che compie, sia pure giocare a calcio.
Due giorni fa mi sono fermato a parlare con Benedetto Carbonetto, mentre lui mi raccontava di se. Ho detto fra me e me “ sto ragazzo ha incontrato davvero il Signore. Si parla spesso di miracoli, si desiderano dei segni da parte del Signore, in quella chiacchierata ho capito che il segno, il miracolo è l’uomo che si affida alla misericordia salvifica di Dio.
Benedetto, fortissimo attaccante dell’Asd San Fratello, nel dicembre del 2015 mentre militava nella Stefanese (Squadra di Santo Stefano di Camastra), accusa dei dolori all’inguine, pensa che sia uno stiramento, ma dopo i primi accertamenti i medici con molta delicatezza lo informano di un tumore ai testicoli. Il cielo gli cade addosso, il suo primo pensiero va ai genitori alla ragazza e al pallone che è la sua passione. Sottoposto ad intervento chirurgico d’urgenza, inizia la chemioterapia. Benedetto si vede brutto perché ingrassato e senza capelli, ma non demorde, vuole giocarsi la partita contro il cancro.
Non si chiude in casa e non si dispera, sente l’esigenza di incontrare il Signore e lo fa sfidando tutto e tutti; è la Settimana Santa, va in chemio martedì, si sente debole, le difese immunitarie a terra, ma non si ferma. Venerdì Santo c’è la processione del Cristo Crocifisso, quel Cristo che sei anni prima salvò San Fratello dalla tragedia della frana. Nonostante i medici gli avessero consigliato di starsene a casa e nonostante la pioggia, sfida mamma Rosetta e papà Enzo e offre la sua spalla per portare il prezioso simulacro del Crocifisso. Si unisce così alle sofferenze di Cristo, si conforma e condivide la Passione della Croce. Benedetto diventa un miracolo.
A settembre rientra in campo si gioca contro l’ Acquedolci incontro amichevole e lui segna. Tutti ci aspettavamo un esultanza eclatante ma non straordinariamente particolare; si inginocchia alza lo sguardo commosso verso il cielo e si segna con il segno della Croce, quella Croce che lui ha saputo portare nel suo cuore, i suoi compagni di squadra tutti su di lui a festeggiare quel miracolo vivente.
Il suo rapporto con la fede è cambiato, non sente il dovere di andare a Messa ma l’esigenza di incontrare Gesù Eucarestia, l’esigenza di ringraziare il Santo Sanfratellano di cui porta il nome San Benedetto, l’esigenza di affidarsi alla Madonna che così come mi ha confidato sente particolarmente vicina così come la sua mamma.
Dopo un incontro vinto solitamente si va a festeggiare, Benedetto scusandosi con i compagni che capiscono e lo ammirano va ad incontrare l’amato Gesù, va a Messa. La fede, il calcio, la vicinanza della sua famiglia, di Noemi la sua dolcissima ragazza, l’amicizia di tanti suoi compagni di squadra, hanno sconfitto il cancro.
Dai Benedetto continua a farci sognare con i tuoi gol e soprattutto continua ad insegnarci ad apprezzare la vita e saperla vivere tu che hai davvero incontrato il Signore.