“Il manicheismo è una bandiera facile da innalzare, non si paga mai pegno e ci rende tutti eroi. Leggo di vibratissime proteste perché un ex detenuto, che ha scontato interamente la propria pena, viene invitato a discutere (con il direttore del carcere di Palermo e con il garante per i detenuti) di galera, pena e riabilitazione. Vibratissime proteste perché l’ex detenuto in questione è Totò Cuffaro.”
Lo afferma Claudio Fava, deputato regionale del movimento CentoPassi e Presidente della Commissione antimafia regionale.
“Magari – prosegue Fava – se gosse stato un rapinatore, un omicida, un terrorista o un tangentista nessuno si sarebbe strappato le vesti. Ma è Cuffaro, ex galeotto, pena scontata. E la piazza ha deciso: gli altri sì, lui no. Si obietta che il convegno si terrà all’ARS, e siccome il suddetto fu condannato per favoreggiamento mafioso mentre era presidente della Regione, vada ovunque ma non metta mai più piede a Palazzo dei Normanni! Lo direi anch’io se l’avessero invitato a discettare di politica: Cuffaro vada pure dai suoi amici, dai suoi ex sodali di partito, nelle sue parrocchie: ma non all’ARS. Ma l’hanno invitato a parlare ad un convegno che s’intitola «Oltre le sbarre. Uno sguardo ai diritti e alle tutele dei figli dei detenuti».
Dunque? Dov’è lo scandalo? Deve tacere perché si chiama Cuffaro? Ci fa così paura da togliergli il diritto di parlare della sua esperienza di detenuto assieme a un direttore di carcere e al garante dei detenuti? Se è davvero così, invece di fingerci indignati emaniamo un editto che tolga ai politici condannati per mafia ogni diritto, ogni dignità, ogni rispetto. Chiudiamoli in galera e buttiamo via la chiave. E magari alziamo le forche in piazza, che alla pancia degli italiani piacciono tanto. Poi però non lamentiamoci di quelli come Salvini che se ne fottono della Costituzione e dei diritti degli individui ritenendo, per il bene della patria, che quei diritti possano essere soppressi con un tweet. Io non ho nulla a che spartire con Cuffaro per cultura politica, comportamenti, amicizie, pratiche, vocazioni e furbate. Gli sono stato sempre, limpidamente e radicalmente avversario. Ma riconosco all’ex detenuto Cuffaro il diritto di parlare della propria esperienza di carcerato. E a chi ha voglia di ascoltarlo, di poterlo fare. E lo dico proprio perché so che organizzando i sit in di protesta davanti all’Ars c’è chi già pensa di raccattare qualche voto in più o qualche applauso in più. Ma dei voti e degli applausi che si raccolgono mostrando in piazza la faccia feroce, ecco, consentitemi, io ne faccio volentieri a meno”.