di Palmira Mancuso – La politica? Lasciamola a facebook. O per lo meno, lasciamola fuori da Palazzo Zanca dove ormai è più necessario un corso di croupier per chi è obbligato a stare al gioco (delle parti s’intende).
Così nella notte della storica nascita dell’Agenzia del Risanamento, che “nel dubbio” è stata votata all’unanimità da tutti i consiglieri (persino dalla gettonata Crifò, che è arrivata in aula a seduta inoltrata) abbiamo assistito alla morte della politica nel nome di una auspicata battaglia per la città contro le istituzioni tutte: prima la Regione poi il Governo, ai quali batter cassa per affrontare la sfida dello sbaraccamento più veloce del secolo.
Da ottimo giocatore l’arma vincente di Cateno De Luca resta il bluff: ovvero il rilancio non giustificato dal possesso di una combinazione vincente, fatto allo scopo di far credere agli avversari di avere un punto alto e indurli a rinunciare al gioco (senza chieder di vedere le carte di chi ha rilanciato).
E così come annunciato in campagna elettorale, ecco materializzarsi il Casinò a Palazzo Zanca: De Luca sbanca, lascia in tela di brache i consiglieri che si trovano costretti a decidere in tempi celeri e forse mai visti negli ultimi decenni, ma soprattutto si fidano delle carte che dice di aver in mano il sindaco (cioè la garanzia dell’assessore Falcone che pare stesse fremendo nel conoscere gli esiti del voto d’aula, tanto da costringere il primo cittadino a silenziare il cellulare) accelerando la nascita dell’azienda speciale che promette una svolta epocale nel risanamento, a cui giustamente non è stato facile opporre alcuna resistenza ideologica, posto che nessun consigliere di buon senso può argomentare il mantenimento dello status quo.
Ma da buon giocatore dopo aver incassato la vittoria della delibera esecutiva e le giustificazioni dei consiglieri che da ogni latitudine hanno elemosinato un pò di riconoscenza in cambio di un’apertura di credito a fondo perduto, Cateno De Luca ha subito rilanciato, non spostando dal banco la sua posizione vincente: quella del dimissionario.
Non è una minaccia, s’intende. Nemmeno un ricatto. Lui vuole semplicemente dettare i suoi tempi e quindi o il consiglio si adegua approvando la modifica del proprio regolamento (seguendo un dettagliato “suggerimento” che la giunta fornirà nelle prossime ore al Presidente Cardile per sottoporlo all’aula) o il 30 settembre, agenzia o non agenzia, il sindaco lascerà l’incarico.
Nel frattempo sventolando la bandiera della RESPONSABILITA’, dal colore bianco della resa politica, il sindaco dimissionario con la sua nuova truppa di 32 consiglieri, tutti carichi di “onestà intellettuale” e “pronti a stargli accanto”, promette di marciare verso Palermo, e poi a Roma se necessario, per chiedere i milioni di euro che dal 1990 sono stati dissipati nell’oblio di uno sbaraccamento mai compiuto perchè strumentale al consenso elettorale.
Chi conosce il “gioco” sa che le dimissioni, posto che il commissariamento striderebbe col clima del rinnovato “bon ton” d’aula ma anche con gli interessi della città che tutti hanno accoratamente sottoscritto, potremo già far slittare al nuovo anno le irrevocabii decisioni di Cateno De Luca (ancora in bilico col doppio incarico da deputato regionale) così da consentire magari un voto amministrativo da espletare in concomitanza con le Europee del 2019.
Nel dubbio, intanto, noi la “legittima diffidenza” continueremo a coltivarla.