Si rivolgono al Ministro dell’Interno, Matteo Salvini e per conoscenza al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte i membri della Piccola Comunità “Nuovi Orizzonti” e del Movimento Eucaristico Giovanile di Messina, guidati da Padre Felice Scalia.
Ecco il testo della lettera aperta in cui chiedono le dimissioni del ministro dell’interno.
Signor Ministro,
la Sua azione amministrativa nel campo del rifiuto di accoglienza ha imposto al Paese politiche fortemente divisive, contrarie ai principi della Costituzione sulla quale ha giurato fedeltà, che offendono la coscienza e il sentimento di milioni di italiani; da ultimo, la vicenda della nave “Diciotti” evidenzia posizioni inaccettabili e non coerenti coi sentimenti di una grandissima parte del popolo italiano. Anche in questa vicenda riteniamo due aspetti incompatibili col Suo ruolo di Ministro. Il primo riguarda i valori, il secondo le istituzioni.
Sul piano dei valori è inconcepibile tenere sequestrati su una nave 150 migranti, minacciando di riportarli in Libia per puntare i piedi con l’Europa; come se i migranti fossero oggetti, merce di scambio. Può darsi che non se ne renda conto, ma questa azione la assimila agli scafisti: non fa differenza, sotto il profilo etico, voler trarre dal desiderio di fuga di esseri umani da guerre, persecuzioni e miseria un profitto economico o un beneficio negoziale (anche “strappato” all’Europa) o elettorale.
Sul piano del rispetto delle istituzioni, un Ministro non può gestire la responsabilità affidatagli dal Capo dello Stato come fosse cosa sua, senza preventivo confronto col Presidente del Consiglio e con gli altri Suoi colleghi. Non può respingere, bollandole come non dovute, le istanze e le indicazioni del Presidente della Camera. Non può lanciare aperte sfide alla Magistratura. Non può offendere Sindaci che mostrano a Lei e all’Europa che l’integrazione è possibile, positiva e favorevole per le comunità locali. Proprio lei che si permette in continuo di dare indicazioni su quanto gli altri suoi colleghi di Governo dovrebbero fare (ad esempio su: servizio militare, obblighi vaccinali, apertura dei porti, autostrade, rapporti con i Paesi esteri), non può e non deve pretendere di dettare la linea in maniera autoreferenziale su temi di elevata sensibilità per tutto il Paese, come il tema dell’accoglienza, minacciando crisi di Governo. Essere Ministro non Le consente di violare leggi internazionali, trattati, norme italiane e soprattutto i valori di umanità e solidarietà su cui si fonda la convivenza civile nazionale.
Il Presidente del Consiglio o i Suoi colleghi Ministri non possono ritenersi esenti né dall’obbligo di richiamarLa al Suo dovere di leale collaborazione con le altre Istituzioni della Repubblica, né dalla corresponsabilità morale e politica di lasciare ormeggiate e senza possibilità di sbarco 150 persone. Il negoziato anche duro con l’Europa non rende possibile né accettabile l’omettere il soccorso nel pieno di una emergenza sanitaria conclamata dalla Magistratura nella sua visita ispettiva, in spregio ai principio di umanità, dignità e rispetto. E, forse, anche al codice penale.
Signor Ministro, se non è in grado di mantenere un rapporto equilibrato, corretto, sano, non dileggiante né ricattatorio nei confronti delle Istituzioni della Repubblica, non può svolgere il ruolo affidatole. E dunque si dimetta. Glielo chiediamo anche in nome dei valori di accoglienza, solidarietà, rispetto e difesa della vita umana, soccorso in situazioni di bisogno e precarietà che Gesù Cristo ha predicato e praticato con la sua vita.
In attesa di una Sua risposta (che auspichiamo nei fatti) Le porgiamo i nostri preoccupati saluti di italiani e, prima ancora, di donne e uomini che credono nella libertà, nella uguaglianza, nella fraternità e nella giustizia.