di Marina Pagliaro – Tre giorni intensi di arte, musica e cultura, quelli che si sono conclusi sabato al Castello di Milazzo, la splendida location fra le Isole Eolie e i Peloritani che ha ospitato anche quest’anno la terza edizione del Mish Mash Festival. La rassegna indie, conosciuta in tutta la Sicilia per il grande successo riscosso nel corso delle edizioni che si sono susseguite ogni anno, ha riscontrato anche quest’anno enorme apprezzamento da parte dei giovani provenienti da tutta la regione grazie ai nomi importanti che si sono esibiti sul palco.
Il 3 agosto con Galeffi, Coma Cose, Miss Keta e Populous a far da padrone l’elettronica declinata nelle ritmiche varianti dal rap al pop all’indie. Regina indiscussa della serata Miss Keta la rapper dissacrante che ha calcato il palco come una vera star, grazie anche al successo degli ultimi anni, dopo l’uscita dell’album Una vita in capslock che l’hanno eletta a vera icona del rap elettronico. Il duo milanese dei Coma Cose non ha deluso. Travolgente, come la voce di California, e poliedrico, come le doti di Fausto Lama, il rap dei Coma Cose ha portato a Milazzo tutta la freschezza di una musicalità che non vuol copiare niente agli americani ma si attiene alle ritmiche italiane, rivisitandole con alcuni brani più rock.
Importanti anche le esibizioni di Galeffi e di Populous ma il vero pienone si è registrato giorno 4 con i tanto attesi Selton e Fra Quintale. Ad aprire la terza serata del festival Francesco De Leo l’artista pop-psichedelico che si sta imponendo su scala nazionale per il suo carattere musicale bohémienne che ricorda i Baustelle ma che se ne discosta per l’originalità delle composizioni. Non deludono i Selton con la ritmica romantica delle ballate morbide apprezzabili grazie all’acustica. E il grandissimo numero di spettatori si è poi letteralmente infiammato all’arrivo di Fra Quintale che ha dominato la scena portando ai suoi fans il meglio della sua pluriennale produzione musicale. A chiudere l’ultima giornata gli Indian Welles meno noti ma certamente molto apprezzati dal pubblico per il loro “Tennistronic” che riproduce in chiave elettronica le atmosfere notturne coniugandola con la nostalgia estetica tennistica degli anni 80-90 (come loro stessi definiscono il loro genere).
E degna di nota anche “Fluctus” l’installazione temporanea di Giuseppe La Spada che ha riempito la basilica sconsacrata interna al castello. Con “Il Leviatano”, le foto e tutte le altre opere contemporanee e realizzate in plastica l’artista ha voluto lanciare attraverso la sua arte raccontare l’Inquinamento che stiamo vivendo dentro e fuori da noi. La “bestia nera” che si stendeva al centro della location, era un invito e un monito a domare la bestialità umana che si scaglia contro l’ambiente.
Una edizione perfettamente riuscita anche questa grazie alla collaborazione di tutti i giovani e le forze che hanno curato al dettaglio l’accoglienza e la buona riuscita dell’evento. Adesso gli organizzatori stanno già la prossima edizione di un Festival che per il grande successo è destinato a essere ancora una volta riconfermato tra le rassegne musicali più in vista e in crescita del Paese.