“La recente delibera con la quale la Corte dei Conti ha dichiarato il dissesto del Comune di Catania, non può passare inosservata anche in riva allo Stretto e quindi non può non essere considerata da noi addetti ai lavori un serio campanello d’allarme per il futuro finanziario della nostra città!”.Il consigliere comunale del Pd Libero Gioveni esprime tutta la sua preoccupazione per i riflessi negativi che il responso netto che la Magistratura contabile palermitana ha dato sul comune etneo possano portare nella nostra città, soprattutto per le motivazioni addotte dalla Corte che in linea di massima afferiscono anche con la situazione finanziaria di Palazzo Zanca.
L’enorme massa debitoria, il non rispetto o l’insostenibilità del piano di riequilibrio e i debiti delle società partecipate catanesi – spiega Gioveni – sono sostanzialmente le cause del dissesto del comune etneo, certamente non distanti dai continui richiami che la stessa Corte dei Conti ha fatto più volte in passato all’Amministrazione Accorinti (ultimi fra tutti quelli contenuti nella delibera n. 232 del 28/12/2017). Infatti, la delibera n. 232/2017 della Corte dei Conti – ricorda il consigliere – parlava di scarsa governance esercitata dall’ente sulle società partecipate, di nuova formazione di debiti fuori bilancio e di mancato rispetto dei vincoli relativi alla copertura minima dei servizi a domanda individuale (36%). Tutte criticità queste – afferma l’esponente del Pd – che, rapportate al giudizio dato su Catania, non lasciano presagire nulla di buono, soprattutto se si considera che il nostro piano di riequilibrio tuttora vigente non è stato rimodulato a 20 anni come tutti auspicavamo nell’ottica di renderlo più sostenibile! Insomma – conclude Gioveni – le motivazioni che la Corte ha dato sul default del Comune di Catania rischiano concretamente di rappresentare una sorta di “apripista” verso un destino già scritto anche per la nostra città, e certamente, in quest’ottica, non aiutano i continui ritardi sull’approvazione dei Bilanci e sui tanti atti che da qui a seguire dovranno giungere in Aula”.