Di Clarissa Comunale – È Gaspare Balsamo, allievo del maestro del cunto siciliano Mimmo Cuticchio, il protagonista del secondo appuntamento della rassegna “Il Cortile” di Roberto Bonaventura e Giuseppe Giamboi al Cortile Calapaj. Un sold out per lo spettacolo Camurrìa che sarà replicato eccezionalmente stasera, accompagnato dagli accorgimenti enogastrominici del ristorante ‘a Cucchiara. Spettacolo fuori repertorio da almeno sei anni, creato quindici anni fa con interventi musicali, che Gaspare Balsamo tiene “in una sacca del cuore”, recentemente anche impegnato al progetto parallelo al festival del laboratorio teatrale presso l’Horcynus Orca.
Sono i ricordi del nonno, quel cunto originario, che muove le fila del monologo di Balsamo, un monologo che si apre con la laica preghiera contro la “mala sintenzia” di zia Betta che immergeva la sua mano destra nel “fari e sfari di lu Strittu di Messina”, tra quelle correnti cangianti e contrastanti che scandivano non solo le giornate di pesca, ma anche la vita cittadina. Il nonno, nato nel 1907, trasportando il frumento avanti e indietro nel carretto dalla campagna alla città, incrocia per la prima volta il teatro dei pupi di Don Federico Lucchesi, il puparo che allestiva per due volte al giorno la battaglia di Rinaldo e Orlando e che permise al nonno di Balsamo prima di suonare il pianoforte a cireddu, poi a muovere le fila dei soldatini dietro le ultime quinte della parte dei pagani, posti a destra del palcoscenico, fino ad arrivare alla prima delle quinte dei cristiani ove si muovevano i paladini Orlando e Rinaldo.
Dal barbiere riemergono tutti i ricordi del nonno: l’incontro con la moglie di Don Lucchesi, la casa piena di pupi, i “cantalanotte” che svegliavano i siciliani al mattino ricordando loro che “a matinata fa ‘a jurnata”, le contestazioni, “a fischi e piriti”, verso il traditore Gano di Magonza, le fazioni degli orlandisti e rinaldisti, come se si trattasse di Juventus/Inter, l’incontro con un francese al quale ha presentato tutti i pupi come membri affermati della loro famiglia, quella dei pupari: Carlo Magno, re di tutti i paladini, Rinaldo, il mafioso con in mano un pizzino, Bradamante dai lunghi capelli dorati.
E mentre volano in aria i rasoi di quel barbiere come spade carolinge, tanto da essere soprannominate Durlindana e Fusberta, dagli anni ’50 in poi avviene la “fine dell’inizio di tutto”, a cominciare dall’avvento della televisione la cui speculazione inchioda i siciliani dentro casa, nonostante fosse stato abbassato il prezzo degli spettacoli.
La “Camurrìa” è quella di Balsamo che costringe il nonno a rievocare i racconti dei pupari, uomini valorosi che narravano le vicende dei paladini del ciclo carolingio come dei garibaldini, legati da quel senso di appartenenza che costituisce anche lo stile di vita dei teatranti dei pupi. E tra i ricordi, scanditi da un ritmo intenso, antico, a volte anche giambico, in cui la parola diventa musica, rapsodia, corpo, riaffiora anche una visita del nonno, ormai vecchio, a Parigi, incantato davanti al monumento dedicato a Carlo Magno a cavallo proprio nei pressi della cattedrale di Notre Dame.
“Mio nonno faceva il suo mestiere con fede”, una fede che sembra morire con la sua stessa scomparsa il 18 agosto del 1981. “Non posso ricordare più niente perché non c’è più niente, non è rimasto più niente”: sono le ultime parole del nonno che lasciano sgomenti e privi di speranza, tra le macerie e la vita già finita, dimenticata. È lo stesso Balsamo che, dunque, diventa una “lucciola”, una piccola luce fioca che illumina il Cortile Calapaj e che lascia estasiato il pubblico. Una sopravvivenza, poiché “di tutto quello che finisce non tutto muore”. Una sopravvivenza che sembra pasoliniana e ritorna nelle parole della Supplica a mia madre: “Era l’unico modo per sentire la vita, l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita. Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rimasta fuori dalla ragione. Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire”. Il teatro è resistenza.
Ricordando la replica di Camurrìa stasera, il prossimo appuntamento della stagione “Il Cortile” sarà lunedì 30 luglio con Fidelity Card di e con Nella Tirante, insieme a Gianmarco Arcadipane, con la regia di Roberto Zorn Bonaventura.