di Fra Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
“Umana cosa è l’avere compassione degli afflitti” così diceva un tempo Boccaccio nel suo Decameron. Quando un uomo comprende cosa è la compassione di Dio, cambia radicalmente tutta la sua vita. Avrà un solo pensiero: cosa fare per la salvezza di qualsiasi uomo.
Questo è il pensiero di Dio sin dal principio, la salvezza di ogni uomo. Il nostro Dio è un Dio che sa ascoltare, sa custodire, sa accogliere, sa amare senza misura.
Un Dio che soffre con il suo popolo, che patisce con i poveri con coloro che gridano a lui: “Salvami, o Dio, perché le acque mi sono penetrate fino all’anima. Sprofondo in un pantano senza trovare sostegno;sono scivolato in acque profonde, e la corrente mi travolge. Sono stanco di gridare, la mia gola è riarsa;i miei occhi si spengono nell’attesa del mio Dio.” (Sal 69)
Il Signore ascolta il grido del povero e lo libera da ogni angoscia.
È più di una madre “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io[il Signore]invece non ti dimenticherò mai.”(Is 49,15)
Cristo Gesù assume l’umanità che Dio ha per l’uomo, ha lo stesso stile del Padre. Ascolta i suoi discepoli che presi dalla frenesia non hanno neppure il tempo di mangiare, li chiama a se, si offre come luogo di ristoro, mostra una tenerezza di madre. Non bada ai risultati della missione appena conclusa, Cristo non fa proseliti e non vuole seguaci fanatici che fanno proselitismo, ma fratelli che siano capaci di seminare la Buona Novella. Per Gesù prima di tutto viene la persona, la salute profonda del suo cuore, un cuore che sia ascoltante e capace di amare.
Al Signore, non interessa tanto ciò che facciamo ma ciò che siamo, come i dodici ci invita a prenderci un po’ di tempo tutto per noi, del tempo per vivere, per leggere, per pensare, per meditare, per saper stare con noi stessi. Un tempo per ridere, per donare, per imparare ad essere umani… per amare.
Gesù si allontana con i suoi ma la folla lo precede, lui volge lo sguardo verso quella moltitudine di persone e sente compassione, qualcosa si muove nelle sue viscere.
Può Lui abbandonarla a se stessa? Può dedicarsi esclusivamente alla cura dei suoi discepoli? Lui non fa discriminazione, non segue un prima e un dopo, Egli è il Pastore Buono e non fa preferenze, le sue pecorelle sono tutte uguali anche quelle nere che non vanno abbandonate, esse vanno assistite, curate, aiutate, sostenute e accolte.
Il nostro Dio è maestro di umanità e sa patire con chi è o si sente abbandonato
Quando il cristiano comprenderà cosa è la giusta compassione di Gesù Signore, anche lui cambierà modo di pensare, relazionarsi, vivere. Lui sarà mosso da un solo desiderio: ascoltare lo Spirito Santo che gli indicherà momento per momento qual è la modalità e la via più santa perché lui possa amare secondo il cuore di Cristo Gesù.
“Se ancora c’è sulla terra chi ha veramente capito cosa significa compassione, chi si commuove per l’ultimo uomo, allora questa terra avrà un futuro, allora c’è ancora speranza di restare umani, di arrestare questa emorragia di umanità, questo dominio delle passioni tristi.”