di Marina Pagliaro – Fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento Taormina era la meta esotica e sovversiva in cui la libertà morale e la povertà culturale ed economica accontentavano gli istinti dei tanti intellettuali e artisti che vi soggiornavano fra la primavera e l’estate godendo, nel piccolo comune messinese, dell’assenza di occhi indiscreti e con la connivenza degli indigeni che ne traevano profitto economico. A mettere luce sulla questione il saggio I ragazzi di von Gloeden. Poetiche omosessuali e rappresentazioni dell’erotismo siciliano tra Ottocento e Novecento a firma di Mario Bolognari, antropologo nonché nuovo sindaco di Taormina di recente rielezione a distanza di tempo dal primo mandato. Oggi alla miseria dei figli degli agricoltori letteralmente “prostituiti” dalle famiglie stesse per tirar su qualche moneta, si è sostituita, invece, la “prostituzione” di un Teatro Anticoe di una Via del Corsooggi solo meta di passaggio e scenario di grandi eventi che arricchiscono i pochi organizzatori e niente portano al miglioramento culturale del comune, della provincia o della Regione che sempre con il loro patrocinio supportano e sostengono qualsiasi manifestazione taorminese, di limitato o di ampio respiro.
Riprendiamo a riguardo la brutta figura che alcune testate nazionali fecero in occasione del G7, quando improvvisamente la geografia siciliana cambiò e Taormina diventò provincia di Catania. Una “vicenda” che è in realtà un campanello d’allarme e che porta dietro se il retaggio dell’atteggiamento che gli intellettuali dell’Ottocento avevano verso i “ragazzi di Von Gloeden“. Ancora oggi c’è in questione un giro d’affari economici e ancora oggi dietro la maschera dell’ “evento culturale” Taormina non fa la protagonista ma soltanto da passerella e, assieme a lei, la città di Messina e la regione siciliana. La dimostrazione non si vede certamente in quell’errore di qualche montatore milanese distratto, ma nel percepire evento dopo evento, e come è stato anche in occasione dei Nastri d’Argento 2018, lo snobismo persistenze rispetto alla nostra realtà culturale che accoglie e organizza ma che non riceve niente in cambio se non qualche selfie di passaggio o qualche mano che saluta, come fossimo sempre lì a elemosinare la considerazione dei “big”.
La storia a riguardo ci viene in aiuto e ci riporta al lontano 1955quando nacque il Festival del Cinema a Messina che ospitava in Fiera, agli Irrerammare, la cerimonia di inizio. Quella che all’epoca si chiamava Rassegna cinematografica di Messina e di Taormina voleva essere un antifestival rispetto all’internazionale e ben più conosciuta Rassegna di Venezia. Una iniziativa che presto prese piede e che a due anni si ampliò sempre Messina con l’istituzione del David di Donatello. E se di razzìa vogliamo continuare a parlare fu a partire dal 1964che Taormina cominciò a prendere piede nella rassegna cinematografica diventando, insieme a Messina, location privilegiata del Festival: quattro giorni si tenevano a Messina e quattro nella provincia. Il percorso, poi, verso la creazione di Taormina Arte fu rapido e consequenziale. Così fra il 1978 e il 1979 sotto questo unico nome si volle riunire la costellazione di iniziative culturali, fino alla più recente costituzione della Fondazione Taormina Arte.Fu durante questo arco temporale che nel 1984 furono istituiti anche i Nastri d’Argento che rimpiazzarono l’assenza dei David di Donatello, una volta sottratti a Messina. Da evento di collaborazione e di coinvolgimento per la cittadinanza e per tutti gli intellettuali dello Stretto e della Provincia oggi come unica organizzatrice resta la catanese Videobankche, dopo aver vinto il ricorso al TAR che gli era stato mosso da una associazione cultuale che voleva spezzarne il monopolio, si prepara in questi giorni ad allestire Taormina che dal 14 al 20 luglio ospiterà il Taormina Film Festival. Tutto potrebbe filare liscio se, fra i vari patrocini che sostengono economicamente Taormina Arte, non ci fosse anche il Comune di Messina. Passi la Città Metropolitana che, in quanto ente che riunisce ogni comune della provincia ha la sua finalità nel figurare fra i vari partner, ma Messina, saccheggiata e depredata pian piano di tutto ciò che ha costruito, oggi si trova a pagare un dazio che, in termini pratici e finanziari, non le garantisce nessun ritorno.
Così Messina da centro cultirale privilegiato è diventata succursale e oggi tocca invece far la figura di vetrina al comune di Taormina. In fin dei conti, allora, la passerella dei Nastri d’Argento è servita a quei pochi che hanno avuto modo di partecipare ai ricchi buffet imbanditi per l’occasione – uno dei quali ha visto presenziare anche rinomati esperti di cucina messinesi– e agli attori e registi che ne hanno approfittato per scattarsi un selfie “nel posto più bello della Sicilia”. L’Assessore regionale per la cultura Sandro Pappalardo ha parlato di “turismo e cinema che si uniscono per lo sviluppo siciliano”. Mario Bolognari ha detto invece che “il legame di Taormina con il cinema comincia nel 1919 e persiste ancora nel tempo”. E noi abbiamo modo di credere che le buone intenzioni per lo sviluppo culturale della Sicilia ci siano da parte dell’assessorato, come siamo convinti che il nuovo sindaco renderà ulteriore lavoro allo sviluppo di un comune già avvantaggiato dalla sua dote naturale. Ma che non si parli di “cultura” dove l’unico culto che c’è in questi eventi è quello per la propria immagine e dove, ancora una volta, i “ragazzi di Von Gloeden” siamo noi: messinesi prima di tutto e siciliani in secondo luogo. Prostiuiti al miglior offerente per arricchire i conti di qualche organizzatore – che mantiene con le unghie e con i denti il ruolo anno dopo anno e senza lasciar inserire nessun altro – ma lasciandoci in ultima analisi trattare da “deboli”. Quei “deboli” che elemosinano una foto, quei deboli che chiedono dopo ore di attesa una stretta di mano. Quei “deboli” rispetto ai “potenti” che hanno soltanto un ego smisurato e la possibilità di venire da noi per accrescerlo ma senza tenere minimamente in considerazione la Sicilia, la provincia di Messina o Taormina. Se non tramite i loro profili social, sia chiaro.
(In foto Anita Ekberg al Rally del Cinema di Messina nel 1958 – Angelo Vizzini)