Via Nino Agostino, il padre: “Cerco la verità da 29 anni: istituzioni non giratevi dall’altro lato”

di Marina Pagliaro – “Uno degli assassini di mio figlio è in libertà mentre noi da 29 anni cerchiamo giustizia e ogni volta che sta per arrivare il processo c’è sempre un impedimento. Desidero a questo punto chiudere il caso, io la verità la so già: Nino ha scoperto chi erano i conniventi della questura e della squadra mobile di Palermo collusi con la mafia ed è morto da eroe”. Forti, tragiche ma lucide le parole del padre di Antonino Agostino, agente di Polizia alla Questura di Palermo, ucciso a Villagrazia di Carini con la moglie Ida Castelluccio, sposata appena un mese prima ed incinta di due mesi, di cui ancora non esiste un colpevole per la giustizia. Messina ha ribadito il ricordo di una delle tante, troppe vittime della mafia intitolando una via del Viale Annunziata proprio a Nino Agostino.

La cerimonia di intitolazione si è svolta questa mattina come ultimo atto di una Giunta che ha camminato per cinque anni nel segno della legalità e sotto la luce delle persone che quella strada l’hanno costruita pagando con la propria vita il prezzo di questo percorso. “Chiudere così questa esperienza amministrativa ci è sembrato il modo migliore per lasciare in eredità alla comunità un valore – ha detto l’Ass. per la Toponomastica Federico Alagna – Messina e la Sicilia devono essere riconoscenti per quelle persone che hanno pagato una prezzo altissimo camminando sempre con la schiena dritta”.

Alla memoria di Antonino Agostino è dedicato anche il presidio messinese di Libera e da lunedì la Sala Ovale di Palazzo Zanca sarà intitolata ad Antonino Caponnetto. “Intitolare una strada o una stanza serve a far scattare qualcosa dentro noi – ha detto il sindaco uscente Renato Accorinti – E sono contento di farlo oggi alla fine del mandato perché noi non vogliamo niente in cambio. Siamo emozionati a stare accanto a questi due genitori che hanno trasformato il dolore arrivando a tutti per dire che il silenzio è la cosa peggiore e bisogna essere invece presenti per far partire le coscienze”.

Anche il nuovo procuratore aggiunto Vito Di Giorgio ha salutato e ringraziato i genitori di Agostino partecipando all’intitolazione. “La magistratura messinese è vicina alla famiglia di Agostino – ha detto – Quello che mi ha sempre colpito è la dignità di queste persone nonostante siano state colpite da un dolore fortissimo. Io non vi conosco ma so chi siete e questa dignità la ritrovo nel vostro modo di cercare la verità per la morte di vostro figlio, sempre in silenzio e senza alzare i toni”. A salutare la famiglia anche anche il Vice Prefetto Maria Carolina Ippolito e il vicario del Questore Nicola Spampinato. “La nostra storia è costellata da decine di servitori dello Stato di qualsiasi divisa, della magistratura e della società civile in genere – ha detto Spampinato –  Intitolare una strada a un eroe della Repubblica è esempio per il futuro delle nuove generazioni”.

I genitori di Nino commossi ed emozionati hanno ringraziato per questo gesto più volte non soltanto il Sindaco uscente ma tutta la cittadinanza. Ancora non è stato trovato l’assassino di Nino, che stava indagando sul fallito attentato dell’Addaura da quando il 21 giugno 1989 alcuni agenti di scorta trovarono sulla spiaggia un borsone contenente cinquantotto candelotti di tritolo. Lì si trovava la villa di Giovanni Falcone, obiettivo del fallito attentato. Sicuramente Agostino aveva scoperto qualcosa di importante su quel borsone e per questo è stato ucciso. “Oggi per me è un giorno splendido – ha detto la mamma – Oggi a Messina viene ricordato mio figlio che è più vivo di prima. Io desidero però giustizia e sono passati 29 anni e non ne ho avuta. Ai miei figli ho detto che se non avrò giustizia devono scriverlo sulla mia lapide: “Qui giace Augusta una mamma in attesa di giustizia anche oltre la morte”. Ci spero e ci voglio ancora credere ma 29 anni sono troppi e io ancora per Nino e Ida e per il loro piccolo chiedo giustizia. Ho negli occhi l’immagine di mio figlio quando ha visto cadere la sua sposa incinta”.

Ha esordito ringraziando Renato Accorinti, il padre di Nino, che ha ripercorso la storia della tragedia del figlio e che ha cercato per anni i suoi assassini. “Ricordatevi il nome di Giovanni Aiello: un corrotto che ho cercato per 25 anni e dopo che ho scoperto chi era prima di poterlo interrogare ci sono voluti 19 mesi. – ha raccontato – Il 26 febbraio del 2015 l’ho riconosciuto all’aula bunker dell’Ucciardone anche se era camuffato. Ma è stato liberato e da allora io sono in galera”. A tratti scettico a tratti con la voglia di essere da esempio alle nuove generazioni, il padre di Nino chiede ancora alla giustizia di mettere in pratica riforme per scoprire la verità. “Sono tante le cose che non sappiamo sui fatti della mafia siciliana degli anni Ottanta e Novanta – ha continuato – Non vi dovete girare dall’altra parte, soprattutto lo dico a voi rappresentanti delle istituzioni. Dopo 29 anni cercano ancora la comparazione balistica per sapere quale è l’arma che ha sparato contro mio figlio che probabilmente si trova nell’arsenale sequestrato a Giovanni Rusca. Il 20 giugno doveva essere consegnata al perizia ora rimandata al 18 luglio, io non ce la faccio più”. E ricordando che anche lui ha origini messinesi, perché proviene da Castell’Umberto, ha scoperchiato la targhetta e il nome della strada messinese, che da questo momento in poi manterrà il segno e la memoria dell’eroe ucciso due volte: la prima dalla mafia, la seconda dalla giustizia.

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