Il rock di Vasco infiamma Messina senza sosta: che spettacolo al Franco Scoglio!

di Marina Pagliaro – Con gli occhi ancora pieni della meraviglia del Live Kom del 2015 e del Modena Park dello scorso anno il Komandante non smette di incantare gli affezionati 40 mila fans che ad ogni sua tappa messinese lo seguono da tutta Italia e che ieri sera hanno riempito ancora una volta il “Franco Scoglio” per la terza volta nella storia dello stadio. Quest’anno è qui che il Blasco ha concluso il suo VascoNonStop Live 2018, inaugurando ufficialmente l’inizio dell’estate nella regione più calda d’Italia. Tre ore di spettacolo, reinventando tutto il meglio della sua pluriennale carriera e portando sul palco i brani – forse inaspettati e più commerciali – del suo ultimo album ma unendo in medley la forza dell’innovazione musicale con il Vasco vintage che incanta ancora trasversalmente tutte le “generazioni di sconvolti” al di là del tempo e dell’età.

Sarà per quel suo legame con la Sicilia, la terra di “Malarazza” ricordata e candatata dello stesso Vasco, dove il cantante ha trovato l’ispirazione per “Fegato, Fegato Spappolato”, ma diventa magica e contagiosa la forza che raccoglie ogni volta attorno a se, come fosse la prima volta. “Cosa succede in città” ha aperto il concerto, seguito subito da “Deviazioni” e “Blasco Rossi“. Accompagnato dalle chitarre di Stef Burns e Vince Pastano (quest’ultimo promosso alla direzione musicale dello show), Vasco non delude nemmeno i più rigorosi estimatori del rock, regalando per ogni canzone riff virtuosi e assoli che solo nei live si possono godere in tutta la loro intensità.

E ha alternato rock e romanticismo pop, il Blasco, che ha continuato subito con la dolcezza di “E adesso che tocca a me” e “Come nelle favole“, più recenti e certamente meno amate dagli ammiratori del “primo Vasco”, ma rese sicuramente all’altezza degli amati arrangiamenti di “Fegato, fegato spappolato” con cui poi ha proseguito, per regalare il primo medley. “Delusa/T’immagini/Mi piaci perché/Stasera!/Sono ancora in coma/Rock’n’roll show” hanno fatto viaggiare nel tempo dando prova della bravura della sua squadra di fuoriclasse che senza interruzioni ha seguito la scaletta per otto minuti inediti di storia della musica italiana. Matt Laug alla batteria, Alberto Rocchetti alle tastiere e al pianoforte insieme a Frank Nemola che cura anche programmazione, cori e fiati sono infatti il mix perfetto per la scarica di adrenalina che consente continuità fra passato e presente al rock italiano.

L’atmosfera diventa calda con “Vivere non è facile” seguita da “Sono innocente ma..” per concludere il primo tempo con “La fine del millennio“. Forse delusi i suoi fans che a Messina si aspettavano anche “Ciao“, uno dei pezzi più amati, previsti nella scaletta del NonStopLive, che Vasco ha cantato nel resto d’Italia ma non in riva allo Stretto. L'”Interludio 2018” consente a tutti di conoscere la vera star della band. La nuova musa di Vasco, Beatrice Antolini, new entry polistrumentista proveniente dall’indie italiano è capace davvero di animare ogni brano del Komandante. Lei, la dimostrazione della capacità di Vasco di adattarsi anche all’evoluzione temporale della musica, spazia dalla classica, all’elettro-pop, al progressive, con una sperimentazione che ha dato al tour tutto il fascino di arrangiamenti unici e irripetibili.

Lo stadio si è davvero infiammato nella seconda parte del concerto. Il rock di “C’è chi dice no” e “Gli spari sopra” niente levano a “Stupido hotel“, che ha unito acustica ed elettrica grazie al coinvolgimento di ben tre chitarre. “Siamo soli” resta con i suoi classici arrangiamenti, che diventano ritmi più veloci con “Domenica lunatica” e poi nuovamente lenti con “Il mondo che vorrei“. Il secondo medley “Brava/L’uomo più semplice/Ti prendo e ti porto via/Dimentichiamoci questa città” serve soltanto a scaldare gli animi che esplodono letteralmente per “Rewind” dove il prato si infiamma, le donne del gold si spogliano e la febbre a 90° unisce quello che per una sera diventa un popolo: il popolo del Blasco.

Un sali e scendi emozionale che dopo “Un mondo migliore” regala ancora l’ultimo medley con “Dillo alla luna/L’una per te/E…“, quest’ultima vicina e cantata soprattutto dai più giovanissimi. Lascia poi “Senza parole” regalando anche qui unione di acustica ed elettrica ma manca per questo ultimo scorcio di concerto “Vivere“, secondo salto in scaletta di un Vasco che nonostante l’età non lascia trapelare stanchezza continuando a calcare il palco come avesse trent’anni. E sul finale Vasco infatti non delude. “Siamo solo noi“, “Vita spericolata”, “Canzone” e “Sally” riportano indietro nel tempo, commuovono, lasciano scorrere le vite di chi ha affidato ai suoi testi e alle sue note la descrizione degli attimi più belli della propria esistenza. Chiude come sempre “Albachiara“. Ma non è un addio. “Soltanto un arrivederci, perché tanto torno sempre”. Così saluta Vasco la città di Messina “una città fantastica – aggiunge”. E fa dimenticare, per una notte, per questa notte, tutto il resto.

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