Dopo le dichiarazioni di questa mattina di Dino Bramanti che ha ufficialmente cominciato la sua campagna elettorale verso il ballottaggio muovendo il dito contro il suo avversario Cateno De Luca è quest’ultimo a non tardare a rispondere.
“Esprimo la mia solidarietà al professore Dino Bramanti perché dal contenuto della sua conferenza stampa mi rendo conto ormai che c’è qualcuno che lo vuole portare alla deriva e faccio qualche esempio per evidenziare l’infondatezza delle sue affermazioni. Vorrei fargli sapere che quando parla di piano regolatore generale non sono previsti i referendum e qualcuno glielo dovrebbe spiegare perché mi rendo conto che i suggeritori lo stanno portando a sbattere. Scrive il candidato sindaco on. Cateno De Luca che aggiunge: “Mi auguro che la sua affermazione di abbandonare Messina nel caso di vittoria nostra sia soltanto una delle sue tante scivolate, perché noi invece riteniamo che è una risorsa per la città e deve rimanere qui sviluppando nel suo settore quella che è un’eccellenza che noi continueremo a salvaguardare e valorizzare. Ovviamente tutto ciò nei limiti e nei confini in modo da non nuocere all’interesse pubblico e altre strutture pubbliche come il Policlinico. Ribadiamo poi che non permetteremo che il Papardo finisca nelle sue grinfie come qualcuno vorrebbe”. “Lo invito – prosegue De Luca – con pacatezza a fare un confronto pubblico a Piazza Duomo, o piazza Cairoli o Piazza del Popolo a fare un confronto pubblico senza polemiche e senza altro tipo di attacchi. Quando ricorda che sono plurindagato e pluriarrestato deve anche però ricordare che sono stato anche pluriassolto. Questo è fondamentale perchè diversamente non farebbe altro che seguire la disonestà intellettuale di chi gli suggerisce certi argomenti. Siamo comunque a sua disposizione per fare un percorso dialettico e un corso di comunicazione visto che oggi il suo tentativo di imitarmi oggi in conferenza stampa è stato mal riuscito e ha dato una visione distorta di un personaggio che cerca di copiare chi sta cercando di portare a palazzo Zanca la voce e la volontà popolare. Noi rappresentiamo il popolo, lui rappresentava se stesso e oggi ha dimostrato di voler vestire in malo modo un abito che non gli appartiene: quello popolare che non si indossa all’improvviso, si acquisisce per nascita, per comportamento e nella quotidianità”.