Da molti anni, la Città di Messina è meta di flussi migratori. D’altra parte, secondo gli ultimi dati ISTAT, viviamo oggi un forte calo demografico, in un contesto che sembra non essere più attrattivo: sono diminuiti gli arrivi, mentre sono aumentate le partenze verso il Paese d’origine o verso contesti più favorevoli, in Italia o in Europa, dalle possibilità lavorative e d’insediamento. L’acquisizione della cittadinanza può significare la presenza di una immigrazione sempre più stabile e strutturale, anche se spesso diventa l’opportunità per rimodulare il proprio progetto migratorio e lasciare la Città dello Stretto.
Sul versante delle migrazioni forzate e dei richiedenti protezione, secondo i dati forniti dall’Ufficio Immigrazione della Questura, prima del 2013 la Città di Messina è stata meta, nel 2007, solo di uno sbarco isolato di 85 stranieri, per lo più minori egiziani. È a partire dal 9 aprile 2014 che il porto di Messina è interessato da molteplici sbarchi che, secondo i dati ministeriali, hanno visto l’arrivo di 32.567 migranti (aggiornato al 28.05.2018). A partire dalle presenze ormai consolidate, e dal recente interessamento di Messina come Città di sbarchi, la realtà di Messina si presenta oggi come luogo di accoglienza di uomini, donne, minori, in cerca di futuro e prospettive. Questa realtà pone pertanto quesiti in merito alle modalità di accoglienza, nonché alle possibilità di coinvolgimento e partecipazione nel tessuto sociale ed economico.
In questo contesto, il Circolo Arci Thomas Sankara, la Comunità di Sant’Egidio di Messina, la Caritas Diocesana e l’Ufficio Diocesano Migrantes, da anni impegnati accanto a chi rivendica cittadinanza e uguaglianza, organizzano un confronto pubblico sui temi della partecipazione dei migranti alla vita sociale e politica della città, della tutela dei minori stranieri, e sui modelli e le prassi di accoglienza.