di Giuseppe Contarini – Nel mezzo del cammin del Corso Cavour, mi ritrovai alla Sala Laudamo, che la diritta via ho smarrito. Dopo un mio peregrinare in lungo e in largo nei teatri italiani, come un vero critico dovrebbe fare (un giorno a Roma e basta), sono finalmente ritornato a casa, nella bella Sala Laudamo, Ginepraio della cultura teatrale messinese, oggi, meretrice, alla mercè del miglior offerente e anche del peggiore.
In scena con doppio spettacolo: “La Nera” da una raccolta di articoli di cronaca nera scritti da Dino Buzzati, con un riadattamento teatrale di Nicola Calì, in scena suoi attori e allievi.
Mentre attendiamo l’inizio della pièce nella sala, viene comunicato che lo spettacolo porta ritardo, esattamente come i treni: è lo stesso regista a comunicarlo, in un modo simpatico e divertente, con la comicità che lo contraddistingue. Ci spiega che la motivazione del ritardo sta nelle esigenze femminili di trucco e parrucco. Vabbè insomma il bello della diretta, in ogni caso l’attesa non disturba, anzi, Giovanni Maria Currò, un simpatico e grazioso attore messinese, presente in sala, ne approfitta subito per recarsi alla toilette: evidentemente ne aveva forte necessità, data la tempestività con la quale ne ha approfittato, ma ha fatto bene; pensai che potevo farlo anche io, e invece sono dovuto andare subito sul finale, incrociandomi con un noto critico, che tutti sapete essere Gigi Giacobbe, che ogni volta esce subito appena partono gli applausi, anzi forse qualche secondo prima, con la stessa precisone di come quando a Messina sei in fila in macchina al semaforo rosso, scatta il verde e quello di dietro ti suona; formidabile.
Dopo i tre rintocchi della campanella, inizia La Nera, rappresentazione che seguo con curiosità, ci vedo molti spunti interessanti di Regia, qualcosa che passa dal bizzarro, al grottesco, al surreale e all’assurdo, registro che forse accomuna Nicola Calì con lo stesso Buzzati, che non ho mai letto, ma che per mantenere alto il mio livello d’ignoranza da oggi inizierò a fare. Peccato però, che tutti questi spunti non sono portati fino in fondo o comunque non si percepisce un lineare collegamento, forse perché c’è troppa carne al fuoco, non si crea dunque quella suggestione surreale e fiabesca o magari assurda e cinica, che avrebbe permesso di gestire meglio le risorse e i limiti degli attori, che in alcuni casi vengono fuori anche in modo evidente, ma che potrebbero tranquillamente essere punti di forza, se consapevolmente usati.
Lo spettacolo l’ho percepito debole proprio per questo motivo. In ogni caso è un testo, quello che Nicola ha scritto, molto interessante, sicuramente nel tempo maturerà e migliorerà, sia come regia che come performance scenica, considerando peraltro che è ancora in fase di studio.
Peccato per la scelta registica di fare entrate gli attori dalla porta principale tutte quelle volte, perché disturba l’attenzione dello spettacolo, specialmente per chi è seduto nelle ultime file, tipo me, che infatti poi mi sposto, sia a causa della porta che fa rumore, ma soprattutto perché gli attori bisbigliano tra di loro; ma che si dicono? Ma perché? Forse fa parte del surreale? anche se sono al buio in fondo alla sala, sono comunque in scena, la loro presenza c’è; o sbaglio?
Per restare in tema surreale e dell’assurdo invece è doveroso, ogni tanto, fare una critica anche al pubblico: essendo anch’esso parte dello spettacolo, essendo anch’esso Teatro, essendo anch’esso protagonista, si è perfettamente immedesimato nel flusso emotivo e narrativo della storia, ma anche nel disordine. In platea c’era un’atmosfera onirica e giocosa, assurda e surreale, alcuni facevano le loro fantastiche foto con il cellulare lasciando il flash impostato, i soliti telefonini accesi, i soliti fastidiosi schermi con la luminosità in modalità “luci di Las Vegas”. Tutti questi colori, c’è troppa luce. C’era pure chi faceva video, qualcuno, addirittura, seguiva pure lo spettacolo.
Credo dunque sia utile mettere alla Laudamo la macchinetta dei Pop-Corn, per la prossima stagione ovviamente, quando inseriranno in cartellone anche le commedie dialettali delle compagnie amatoriali.
“La nera” rimane comunque un affascinante opera drammaturgica di Nicola Calì, che ritorna sulla scena dopo un periodo di assenza: questo è un dato sicuramente positivo per il nostro teatro, di cui Nicola è rappresentante, essendo egli stesso, una parte della storia teatrale Messinese.
Ora vi saluto perché vado lontano per un po’, il prossimo, e finalmente ultimo, spettacolo che recensirò male, sarà Affabulazione, dal 15 Giugno, che vede l’accoppiata Pasolini-Boncoddo, dove credo che oltre a chiudere la stagione della Laudamo, faccia finire pure il mondo, come noi oggi lo conosciamo.
Ah, quasi dimenticavo, vi raccomando, per favore, il 1 Giugno andatevi a vedere anche “Famoso” la divertente performance di Lelio Naccari e suo fratello, che quello ci tiene, e poi ci resta male. Cordiali Saluti.