di Giuseppe Contarini – Ogni tanto si può stare pure a casa, non si può uscire tutte le sere, anche per un fatto economico, ma pur restando a casa fa sempre piacere andare a teatro, non vado perché ho già visto lo spettacolo, così, comodamente dal mio divano ho pensato al Teatro dei tre Mestieri, uno spazio teatrale molto carino che si trova appunto a Tremestieri.
Non ha nulla da invidiare ad un vero Teatro: comode sedie rosse, sistemate su una piccola platea con piano inclinato, delle quinte nere, lo spazio scenico, i faretti, un impianto audio, un dipendente all’amministrazione che si occupa anche del bar, perché c’è anche il bar, un tecnico di palco, e i soliti problemi di bilanci; l’unica cosa che gli manca per essere proprio un vero Teatro sono: i finanziamenti della Regione, i rispettivi tagli, una certa quantità di dipendenti amministrativi e degli orchestrali.
I costi di gestione sono cosi bassi che con ottocentoventiseimila euro, per dire una cifra a caso, potrebbe produrre stagioni Teatrali per circa 60 anni, giusto per rendere un’ idea.
Lo spettacolo che hanno prodotto e che va in scena è: Il Signor DopoDomani, un testo di Domenico Loddo, unico attore in scena Stefano Cutrupi, unica voce femminile in scena, Cristiana di cui non entro nel merito del cognome perché sono fatti suoi. Regia di Roberto Bonaventura, che non è l’unico regista puramente Teatrale che c’è a Messina, no, sicuramente ce ne saranno altri, ma io non so chi siano, se volete scriveteli nei commenti.
Roberto Bonaventura, assieme a Stefano Barbagallo, è uno dei pochi che sa gestire bene anche l’illuminazione di uno spettacolo, erano una bella coppia un tempo; è fissato; dice che i cambi di luce in scena devono essere morbidi, leggeri, non si deve percepire il cambio, a meno che non sia utile fare diversamente, fanatico dei puntamenti.
Vi invito ad andare a casa sua, gestisce l’illuminazione allo stesso modo: per il mobilio usa dei tagli, per elettrodomestici e oggetti vari, dei sagomatori, per gli ambienti un paio di PAR, ogni volta che ti sposti cambia un atmosfera luminosa, poi per farti capire che te ne devi andare ti fa ritrovare al buio che neanche te ne accorgi e ti accende tutte le luci all’improvviso, tu istintivamente inizi ad applaudire; perché si sa, quando si accendono le luci, lo spettacolo è finito, bisogna applaudire, gli attori stanno li che se lo aspettano.
Sarebbe bello se qualche volta a fine spettacolo tutti senza applaudire si alzassero e andassero via, poi aspettano gli attori fuori e gli dicono che era uno scherzo, cosi per ridere, oppure quando, subito dopo lo spettacolo regista e attori chiedono: “ti è piaciuto?”, dire: “NO! adesso devo andare ciao”, ma sempre per ridere.
È il pubblico il vero critico, mi piacerebbe vederlo più libero di non essere d’accordo e manifestarlo: quell’ ipocrisia di circostanza nel fare inutili complimenti fa solo danno, con gli attori non bisogna avere nessuna pietà, gli serve la nostra verità, ed è anche più interessante dirla, se si offendono poi gli passa, io comunque a casa di Bonaventura non ci vado più.
Il Signor dopodomani, è un testo molto divertente, ma anche drammatico, e nostalgico, con quegli oggetti anni ’80 in scena, come la musicassetta, usata per registrare canzoni da dedicare a qualcuno, mostra il romanticismo di una volta, quando essere lasciati o traditi era davvero un dramma.
Si soffriva di più di oggi, perché non c’era Tinder. In effetti è sempre il peggiore dei mali la fine di un amore non corrisposto: io solo la settimana scorsa, in via dei mille, mi sono innamorato quattro volte, e sto ancora soffrendo, non è per niente esagerato il protagonista. E poi quella sensazione di liberazione quando riesci finalmente a risolvere il problema, in questo caso però, forse, è un po’ esagerato il protagonista.
Ma il teatro è la vita e la vita è anche questo, uno spettacolo che mette in evidenza anche il fascino e la difficoltà di darsi un appuntamento negli anni ’80. Chi se lo ricorda di quanto era rischioso?
“Ci vediamo alle 17,00 a P.zza Cairoli”, tu andavi, e alle 17,30 ancora non spuntava nessuno, che facevi? a chi chiamavi? I Ghostbusters? Niente, dovevi aspettare e basta.
I complimenti a Stefano Cutrupi li faccio perché per tutto lo spettacolo deve rispettare i tempi dettati da una musicassetta, e lui è puntuale ad ogni appuntamento, tra musica e voce registrata, e poi perché lavorare con Bonaventura non è facile, non ti fa capire mai nulla di quello che vuole, e ti cambia sempre tutto all’improvviso, Bonaventura è pazzo.
Il Signor Dopodomani va visto, meglio, se con il proprio partner. E’ uno spettacolo di coppia: cosi poi appena finite di vederlo potete usarlo come spunto per risolvere i problemi, oppure, in qualche caso, meglio che vi lasciate.
Ciao arrivederci. La canzone per questo articolo è: Cogli la mia rosa d’amore di Rino Gaetano Foto di scena: Giuseppe Contarini