di Marina Pagliaro – Ricordare la storia ha senso solo se la memoria diventa guida concreta delle azioni quotidiane. Per questo motivo, quindi, la grande partecipazione delle scuole, di ogni ordine e grado, all’incontro di questa mattina al Palacultura di Messina con Giovanni Impastato, organizzato dall’Assessore per la pubblica istruzione Federico Alagna, e moderato dalla Direttrice di MessinaOra Palmira Mancuso, lascia ben sperare che le nuove generazioni potranno davvero far tesoro di quanto ascoltato. Giorni particolari, questi, in cui due anniversari si incrociano descrivendo due destini legati dalla stessa parola: mafia. Da una parte Tano Badalamenti condannato l’11 aprile del 2002 all’ergastolo per l’omicidio di Peppino Impastato, i cui 40 anni dalla morte ricorreranno, invece, il prossimo 9 maggio. E così a partire dal ricordo del film “I Cento Passi” e passando per la canzone omonima dei Modena City Ramblers si è aperta la discussione e l’incontro con gli studenti a cui hanno partecipato anche il Sindaco Renato Accorinti e Piero Campagna, fratello di Graziella, che ha lanciato il suo urlo disperato contro la giustizia.
“La storia di Peppino serve solo se ci trasforma in persone consapevoli – ha detto Federico Alagna rivolgendosi agli alunni – Non vogliamo creare eroi ma comprendere che ciascuno di noi può dare il suo contributo nella lotta contro la mafia giorno per giorno”. I veri protagonisti, oggi, sono stati proprio gli studenti che hanno voluto porre nel dettaglio a Giovanni Impastato tantissime domande, semplici ma importanti, sul significato della sua vita vissuta facendo parte prima di una famiglia di mafiosi, poi, di vittima di quella stessa mafia che ha falciato la vita del padre prima e del fratello poi.
“Quando Peppino ha capito tutto e ha cominciato la sua attività, prima di giornalista fondando Radio Aut, poi di attivista e politico al consiglio comunale io avevo paura – ha raccontato – Mio padre lo ha ripudiato inizialmente e poi, non potendo difenderlo ma non volendo rendersi complice del suo omicidio, è stato comunque ammazzato. Oggi sembra facile parlare di mafia ma 40 anni fa non lo era affatto, era circoscritta e tutti avevano paura”. Badalamenti, infatti, è riuscito a “globalizzare la mafia – ha aggiunto Impastato – e Peppino questo lo aveva capito parlava di loro e di Balamenti in particolare prendendolo in giro, chiamandolo “Grande Tano Toro Seduto” alla sua radio, per le strade di una Cinisi dove oggi c’è ancora tanto da fare ma dove in quegli anni risultava una voce scomoda e allo stesso tempo innovativa nel cambiamento del rapporto con il discorso sulla mafia. Avete la fortuna di essere nati dopo il 1992 e di poter studiare la mafia contro cui noi ci siamo scontrati ogni giorno ma senza avere immediati strumenti per contrastarla”.
E anche se oggi l’intitolazione della Stanza del Sindaco a Peppino Impastato è un piccolo gesto di cambiamento apolitico e apartitico, dopo la stanza della Giunta, intitolata, invece, a Falcone e Borsellino, sono questi i piccoli segni che diventano grandi quando possono restituire un senso alle vite spezzate in nome dell’ideale della legalità. “Non potete perdere la vostra energia con il Grande Fratello, con il cellulare o con Maria De Filippi – ha detto Impastato – Dovete recarvi a Cinisi, percorrere quei 100 passi; dovete interrogare quei muri della casa di Badalamenti e pensare di quali omicidi hanno udito il mandante. Dovete capire cosa significava mafia nel 1978 e cosa significa oggi che fa parte del nostro quotidiano come se fosse la normalità”.
Come ha ricordato Palmira Mancuso la mafia esiste ed è presente al punto che non è decifrabile immediatamente il confine fra mafia e antimafia. Ma questo non deve essere un modo per sfiduciare quelle buone istituzioni che fanno della lotta alla mafia, però, il senso del loro ruolo. “Ricordatevi cosa disse Falcone: “La mafia è un fenomeno e come tale ha un inizio e una fine” – ha spiegato la giornalista – Lo Stato ha reso difficile capire la differenza fra mafia e cosa non è mafia, ma noi dobbiamo conoscerla e ricordarla sempre perché oltre i morti ci sono anche i vivi in cui dobbiamo avere fiducia. A questo si aggiunge anche il ruolo della politica che però non ha sempre la volontà di risolvere il problema”. Se la Sicilia è stata culla della mafia, però, ha anche coltivato le migliori voci antimafia, come ha sottolineato il sindaco di Messina. “In città non esiste soltanto la mafia, c’è anche la ‘Ndrangheta, ci sono i legami con Barcellona, con tutta la provincia – ha detto Renato Accorinti – Oggi agiscono in maniera diversa, non sparano, è vero, ma sono molto più pericolosi. Ricordare la storia di Peppino vuol dire costruire gli anticorpi per saper riconoscere la mafia e imparare a combatterla”.
Oltre 800 alunni erano presenti oggi al Palacultura, delle scuole Cannizzaro-Galatti, Pajno-Gravitelli, Annibale Maria di Francia, Sequenza, Caio Duilio, Verona Trento, Mazzini, Pascoli, Ainis, Villa Lina Ritiro, Jaci e La Pira-Gentiluomo. Al termine dell’incontro, che è proseguito a Palazzo Zanca con l’inaugurazione della targa posta all’ingresso dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco e realizzata gratuitamente dall’artista Mammana, è stata la voce di Carmen Consoli nel video in cui ha recitato la poesia di Peppino Impastato “Ciuri di Campo” a incantare, ancora una volta, tutti gli studenti presenti.
Ecco la diretta integrale dell’evento